E’ Natale, il momento in cui i Cristiani festeggiano l’avvento della nascita di Gesù rinnovando il messaggio di speranza e salvezza che da più di duemila anni accompagna l’umanità.
Il valore teologico ed etico di questa festa è ricordato dalla Chiesta con sempre maggiore attenzione ma anche in letteratura questo momento impegna da sempre la riflessione di scrittori ed intellettuali e ci piace ricordare frammenti di alcune delle pagine più significative lasciateci in eredità da questi maestri .
In fondo è questo il giorno in cui, potersi prendere una pausa significa anche sfogliare e rispolverare i ricordi ed i pensieri che più ci aiutano a ricaricare lo spirito.
Iniziamo con Jacopone da Todi , il poeta dell’amore di Dio, con la sua lauda “amor de caritade” scritta a cavallo tra il XIII e XIV secolo esprime il momento epifanico della nascita di Gesù:
En Cristo è nata nova creatura,
spogliato l vecchio om, fatto novello;
ma tanto l’amor monta con ardura,
lo cor par che se fenda con coltello;
mente con senno tolle tal calura,
Cristo me trae tutto, tanto è bello!
Abbracciome con ello per amor sì claro:
“Amor, cui anto bramo, famme morir d’amore!
Con un salto temporale passiamo al grande poeta e scrittore patrio Alessandro Manzoni che scrisse con grande trasporto la poesia “Il Natale”:
Qual masso che dal vertice
di lunga erta montana,
abbandonato all’impeto
di rumorosa frana,
per lo scheggiato calle
precipitando a valle,
barre sul fondo e sta;
là dove cadde, immobile
giace in sua lenta mole;
né, per mutar di secoli,
fia che riveda il sole
della sua cima antica,
se una virtude amica
in alto nol trarrà:
tal si giaceva il misero
figliol del fallo primo,
dal dì che un’ineffabile
ira promessa all’imo
d’ogni malor gravollo,
donde il superbo collo
più non potea levar.
Per Guido Gozzano “la Notte Santa” è una Poesia che nei ricordi di tanti scolari italiani è anche un recital dei più classici:
Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell’osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.
Il campanile scocca
lentamente le sei.
Avete un po’ di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po’ di posto per me e per Giuseppe?
– Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe
Il campanile scocca
lentamente le sette.
Persino il più scabroso ed anticonformista degli scrittori ha ceduto al Natale e ne “I re Magi” Gabriele D’annunzio si concentra sulla metafora dei doni:
Gesù mise la sua piccoletta mano sul capo del Re che gli offerse l’oro, quasi volesse abbassarne la superbia. Rifiutò l’oro; soltanto prese l’incenso e la mirra, dicendo: – L’oro non è per me!
“Ai beneficianti” dell’inglese Robert Louis Stevenson è una esortazione a diventare meritevoli di devozione e saggezza affinché “.. Possa il mattino di Natale renderci felici di essere tuoi figli.”
Il padre del dottor Zivago scrisse la poesia “Una stella sulla strada di Betlemme” e leggendola si possono percepire sensazioni epidermiche del freddo della Madre Russia
Era inverno
e soffiava il vento della steppa.
Freddo aveva il neonato nella grotta
sul pendio del colle.
L’alito del bue lo riscaldava.
………………………………………
E li accanto, sconosciuta prima d’allora,
più modesta di un lucignolo
alla finestrella di un capanno,
tremava una stella
sulla strada di Betlemme.
Lo scrittore che più ha raccontato il Natale, quasi una ossessione si direbbe per il modo in cui lo ha proposto nei suoi romanzi come nelle novelle è Charles Dickens di cui a Christmas Carol, il sogghignante Ebenezer Scrooge sono solo alcuni dei cult della letteratura inglese, divenuti tradizionali anche in Italia.
Per l’intimista Ungaretti il suo Natale a Napoli del 26 Dicembre del 1926 trascorse più o meno in questo modo:
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare
Negli anni “50 quando svolgeva l’attività di Maestro, Leonardo Sciascia pubblicò una serie di racconti poi raccolti con il titolo “ Il Natale a Regalpetra”, in cui veniva descritta dalla voce dei protagonisti l’esperienza della festa:
“La mattina del Santo Natale – scrive un altro – mia madre mi ha fatto trovare l’acqua calda per lavarmi tutto”.
La giornata di festa non gli ha portato nient’altro di così bello. Dopo che si è lavato e asciugato e vestito, è uscito con suo padre “per fare la spesa”. Poi ha mangiato il riso col brodo e il cappone.
“E così ho passato il Santo Natale”.
Con Dino Buzzati il “Racconto di Natale” è una riflessione in stile surrealista sulla incapacità di alcuni ministri di Dio ad essere realmente testimoni dell’amore cristiano:
“Buon Natale, reverendo” disse il capofamiglia. “Vuol favorire?”
“Ho fretta, amici” rispose lui. “Per una mia sbadataggine Iddio ha abbandonato il Duomo e sua eccellenza tra poco va a pregare. Non mi potete dare il vostro? Tanto, voi siete in compagnia, non ne avete un assoluto bisogno.”
“Caro il mio don Valentino” fece il capofamiglia. “Lei dimentica, direi, che oggi è Natale. Proprio oggi i miei figli dovrebbero far a meno di Dio? Mi meraviglio, don Valentino.”
Quanti “Don Valentino” risiedono nella Chiesa penserebbe il compianto Dino.
Italo Calvino nella raccolta Il Marcovaldo scrisse “I figli di babbo Natale”, un racconto che invita a riflettere sul carattere consumistico ed ossessivo della società che già si stava avviando alla sfrenata corsa verso la globalizzazione.
Questa è solo una breve lista ma molti altri autori hanno a loro modo espresso il loro pensiero sul Natale e la natività. A modo nostro, con il consueto approccio alla buona letteratura abbiamo pensato di fare un regalo gradito a voi lettori.
Buon Natale redazione di letteratu.it