Essere famoso non è bello,
non è questo che ci leva in alto.
Non bisogna tenere l’archivio,
trepidare per i manoscritti.
Fine del creare è dar tutto di sé,
e non lo scalpore, non il successo.
È vergognoso, non contando nulla,
diventare per tutti una leggenda.
Ma bisogna vivere senza impostura,
viver così che alla fine
ci si attiri l’amore degli spazi,
che si oda l’appello del futuro.
E bisogna lasciare lacune
nella sorte, e non fra le carte,
passi e capitoli dell’intera vita
segnando ai margini.
E immergersi nell’oscurità
e i propri passi nascondervi,
come nella nebbia si cela una contrada
e non vi si scorge più nulla.
Altri, sull’orma viva percorreranno,
palmo a palmo il tuo cammino,
non spetta a te distinguere
sconfitta da vittoria.
E neanche d’un nulla tu devi
venire meno all’uomo,
ma esser vivo, vivo e null’altro,
vivo e null’altro fino alla fine.
Boris Pasternak
Quasi un testamento spirituale.
Boris Pasternak, poeta e narratore russo, è noto al grande pubblico come autore de “Il dottor Zivago” . Insignito del nobel proprio per quest’opera, fu costretto a rifiutare sotto la pressione del regime comunista, nella convinzione che il premio fosse in realtà un attacco politico.
Votato all’individualismo e all’introspezione, si attirò le antipatie della critica russa, tanto da poter pubblicare alcune sue raccolte per la prima volta solo in Italia.
In questi versi, datati 1931, il poeta si lancia quasi in un appello. Non è la gloria che ci conferisce il giusto valore, non è il successo il metro per giudicare e valutare il livello della nostra vita. Bisognerebbe vivere per il gusto di farlo, senza aver paura dell’oblio e dell’ombra. Gli spazi offuscati non tolgono nulla alla nostra esistenza, non la mortificano.
“Bisogna lasciare lacune nella sorte” , scrive il poeta. È necessario percorrere l’esistenza nelle sue tappe, lasciandoci cullare anche dall’imprevedibilità, non temendo l’inevitabile oscurità.
La gloria poi non si calcola nel presente, ma è l’importanza che i posteri riconosceranno alla tua opera. Se ci pensiamo affermare ciò è come sottolineare la vacuità dell’affannarci per conquistare un posto hic et nunc. Non abbiamo alcun strumento di precisione per distinguere una vittoria da una sconfitta. Pensiamo, per esempio, a quanti artisti hanno trovato il giusto riconoscimento solo nelle generazioni successive, dopo la morte, mentre al contrario erano stati condannati dalla società coeva ad essere pura mediocrità.
Non bisogna considerare questi versi come un invito a subire la vita. Pasternak si oppone con determinazione a uno stato di cose privo di attività.
È proprio Pasternak a scrivere ne “Il dottor Zivago”: <<Vivere significa sempre lanciarsi in avanti, verso qualcosa di superiore, verso la perfezione, lanciarsi e cercare di arrivarci>>.
Quello che raccomanda il nostro poeta è di non fare le cose in funzione della gloria, del riconoscimento sociale. Non è tutto ciò a definire la nostra grandezza.
Un invito a ripensare alla nostra esistenza, al valore reale che attribuiamo alle cose che facciamo, col proposito di agire sempre, ma di farlo prima di tutto per noi.