Penso e ripenso: – che mai pensa l’oca
gracidante alla riva del canale?
Pare felice! Al vespero invernale
protende il collo, giubilando roca.
Salta starnazza si rituffa gioca:
né certo sogna d’essere mortale
né certo sogna il prossimo Natale
né l’armi corruscanti della cuoca.
– O papera, mia candida sorella,
tu insegni che la Morte non esiste:
solo si muore da che s’é pensato.
Ma tu non pensi. La tua sorte è bella!
Ché l’essere cucinato non è triste,
triste è il pensare d’esser cucinato.
Guido Gozzano
Un’oca e un uomo: che differenza c’è?
Nell’immaginario comune la rinomata “papera” è il corrispettivo animale dell’idea astratta di mancanza di intelligenza. Non vorremmo mai essere nati oca.
Eppure leggendo “La differenza” di Guido Gozzano sembra che le cose non stiano proprio in questi termini.
Il pensiero induce alla sofferenza, e la sofferenza è il presagio della morte. La mancanza di pensiero annulla questo processo, spezza la catena, e ci dona la spensieratezza. La spensieratezza è il sapore della vita.
Autore decadente, Gozzano ripropone qui alcuni dei temi portanti della sua poesia. Ironico e malizioso, originale e pessimista, il poeta torinese ci fa quasi ambire alla condizione di quest’oca. Giuliva.
Intrappolati dalla ragione in una mente che ci tormenta, che ci assilla, viviamo come in un preludio di morte. Il pensiero ci impedisce di “starnazzare”, e per questo siamo interdetti dalla vita autentica, pura, semplice.
Una leggera, eppur continua mestizia si cela dietro questi versi. Uguale stato d’animo si impossessa del lettore, perché chi legge è un uomo e pensa.
Vorremmo per un attimo rinnegare la nostra sorte e stare anche noi lì, “al vespero invernale”, a bere, a tuffarci senza pensieri.
In fondo la vita e la morte di fronte a questa papera che “protende il collo alla riva del canale” diventano concetti privi di senso, almeno del senso che noi attribuiamo loro.
L’oca non vive in attesa di ciò che sarà, “del prossimo Natale”, ma cristallizza il presente. E il presente diventa il rifugio dall’ansia della morte, non dalla morte in sé. L’oca infatti non eviterà il suo destino di morte, eppure “pare felice”.
La differenza consiste nel fatto che noi sappiamo di “dover essere cucinati”. Ecco il problema. Esorcizzare il pensiero della morte è un passo verso la felicità.
In realtà la “Morte” non esiste. Ce lo insegna l’oca.