«Sarebbe andato avanti per la sua strada […] sarebbe ritornato alla sua terra, alle avventure di sempre tra i boschi e le pietre del suo paese, dove avrebbe aspettato il regno della morte, solenne, come gli si doveva»
Rocco Scotellaro nacque a Tricarico il 19 aprile 1923; dopo gli studi classici frequentò la facoltà di Giurisprudenza a Roma, ritornando successivamente nel suo paese natale. Ben presto si dedicò all’impegno politico e sociale per dar voce al profondo disagio e alla sofferenza che attanagliavano la vita dei contadini della sua terra; inoltre, durante la militanza politica, Scotellaro cercò sempre il coinvolgimento della popolazione, fondando anche un Ospedale Civile a Tricarico.
Terminata la guerra si iscrisse al partito Socialista e venne eletto sindaco di Tricarico. In seguito, l’autore venne accusato di peculato da alcuni avversari politici e fu costretto a scontare due mesi di carcere prima che venisse provata la sua innocenza; quest’esperienza segnò profondamente lo scrittore, tanto ch’egli abbandonò il proprio paese e l’impegno politico, dedicandosi maggiormente all’attività letteraria. Nel 1950 ottenne un impiego all’istituto agrario di Portici, compiendo ricerche e studi sociologici. Morì prematuramente il 15 dicembre 1953, colpito da un infarto.
Caratteristica principale dell’attività letteraria di Scotellaro è quella di descrivere polemicamente le condizioni della vita contadina del Sud, un tratto centrale e costitutivo anche del suo impegno politico. Nel 1954 venne pubblicata postuma la raccolta di poesie È fatto giorno, una produzione che si situa tra Neorealismo e Romanticismo; l’opera è caratterizzata da spunti di polemica sociale, tra cui la condanna dell’endemica condizione di miseria in cui versavano i contadini. In queste poesie è presente un lirismo pervaso dalla denuncia, ma anche da un immaginario favoloso, espediente con cui Scotellaro fa rivivere i miti ancestrali della propria terra. La produzione poetica dell’autore mostra legami con un’opera come Cristo si è fermato a Eboli, riprendendo anche tematiche trattate da altri poeti meridionali, come Alfonso Gatto. Le poesie dell’ultimo periodo vennero pubblicate nel 1978, con il titolo Margherite e rosolacci.
Scotellaro si cimentò anche nella prosa, come mostra il romanzo autobiografico L’uva puttanella, scritto durante i giorni di carcere; rimasta incompiuta, l’opera venne pubblicata postuma nel 1955. Incompiuta è anche l’inchiesta Contadini del Sud, condotta dallo scrittore durante il periodo in cui lavorava all’istituto agrario di Portici.