«Ci sono due modi di sentire la solitudine: sentirsi soli al mondo o avvertire la solitudine del mondo. Chi si sente solo vive un dramma puramente individuale; il sentimento dell’abbandono può sopraggiungere anche in una splendida cornice naturale. In tal caso interessa unicamente la propria inquietudine. Sentirti proiettato e sospeso in questo mondo, incapace di adattarti ad esso, consumato in te stesso, distrutto dalle tue deficienze o esaltazioni, tormentato dalle tue insufficienze, indifferente agli aspetti esteriori – luminosi o cupi che siano –, rimanendo nel tuo dramma interiore: ecco ciò che significa la solitudine individuale. Il sentimento di solitudine cosmica deriva invece non tanto da un tormento puramente soggettivo, quanto piuttosto dalla sensazione di abbandono di questo mondo, dal sentimento di un nulla esteriore. Come se il mondo avesse perduto di colpo il suo splendore per raffigurare la monotonia essenziale di un cimitero».
Emil Cioran nacque l’8 aprile 1911 a Răşinari (Transilvania), figlio di un sacerdote ortodosso. Dopo aver compiuto gli studi classici a Sibiu si iscrisse all’Università di Bucarest, dove si laureò con una tesi su Bergson. In questo periodo lesse e studiò autori quali Schopenhauer, Nietzsche, Kant e Husserl, che ebbero un’influenza determinante sul suo pensiero e sulla poetica.
Nel 1934 pubblicò il romanzo Al culmine della disperazione, opera in cui lo scrittore definì l’angoscia come cifra essenziale dell’esistenza. In quello stesso periodo si trasferì a Berlino, condividendo in parte il vitalismo dei nazisti; tornato in Romania aderì anche al movimento fascista della Guardia di Ferro, da cui ben presto si allontanò, ripudiando anche gli ideali nazisti.
Nel 1937, dopo aver pubblicato La trasfigurazione della Romania, l’autore vinse una borsa di studio e si trasferì a Parigi. Il tramonto dei pensieri fu l’ultimo libro che Cioran scrisse in romeno: dal 1940, infatti, scelse il francese come lingua letteraria, di cui è esempio Sommario di Decomposizione (1949), opera in cui predominano uno scetticismo e un nichilismo radicali.
Privato della cittadinanza romena, Cioran rimase in Francia fino alla morte, ma non riuscì mai ad integrarsi nell’ambiente culturale della Parigi dell’epoca, dominato dalle figure di Jean-Paul Sartre e Albert Camus; strinse tuttavia amicizia con Eugene Ionesco, Samuel Beckett e Gabriel Marcel. Nel 1952 vennero pubblicati Sillogismi dell’amarezza, opera in cui l’autore adottò l’aforisma come strumento stilistico della propria scrittura, mentre nel 1956 uscì La tentazione di esistere. Nonostante il successo conseguito, Cioran rifiutò tutti i premi letterari che gli furono proposti, ad eccezione del Premio Rivarol, assegnatogli nel 1950.
L’acuirsi del nichilismo in opere quali La caduta nel tempo (1964), Il funesto demiurgo (1969) e L’inconveniente di essere nati (1973) si concretizzò in un netto rifiuto dell’esistenza in Squartamento (1979). Colpito dal morbo di Alzheimer, Cioran morì il 20 giugno 1995 a Parigi e fu sepolto nel cimitero di Montparnasse.
La produzione letteraria cioraniana racchiude i temi centrali su cui è imperniata la filosofia dello scrittore: la nascita come sciagura ineluttabile; la tragicità dell’esistenza umana; la morte, in particolare il suicidio, come suprema dimostrazione della libertà dell’uomo e del suo dominio sulla realtà. Il pessimismo e il nichilismo totalizzanti sono tuttavia temperati da due ‘rimedi’: il disinganno, che determina la consapevolezza del carattere fallimentare di ogni azione umana, e l’ironia, che, paradossalmente, rende tollerabile l’esistenza mostrandone l’assurdità.