Il suo nome reale, certamente più complicato da ricordare, era Samuel Langhorne Clemens. Nato a Florida (non lo stato, ma la città) nel Missouri, era l’anno 1835. Trascorse i primi anni della sua infanzia ad Hannibal, sulle rive del Mississippi, che grande parte ebbe sia nel comune immaginario del popolo americano, che in quello di Twain stesso.
Dopo aver iniziato a lavorare già a dodici anni presso una tipografia, successivamente fu apprendista pilota a bordo del battello “Alex Scott”: grazie al gergo di quell’ambiente, fu possibile per lui coniare lo pseudonimo “mark twain”, che sta per “marca doppia”, indicando una profondità delle acque di sole due braccia. In seguito ad una breve esperienza militare, iniziò nel 1862 una serie di viaggi in compagnia del fratello Orion, durante i quali Twain forgiò le proprie abilità oratorie, costruendosi la fama di retore in tutto il paese. Dopo aver svolto anche la mansione di minatore e cercatore d’oro nel Nevada, infatti, aprì ufficialmente la sua stagione di giornalista, spostandosi frequentemente da un capo all’altro degli Stati Uniti, ma anche nelle isole Sandwich, in Italia, Germania e nel resto d’Europa.
Dopo l’esordio del racconto umoristico La famosa rana saltatrice della contea di Calaveras (“The celebrated jumping frog of Calaveras county, 1865”), inizia descrivere e raccontare, con estremo senso critico, la tradizione orale dei cercatori d’oro basata sulla tall tale, l’esagerazione spavalda. In seguito, con Gli innocenti all’estero (“The innocents abroad” , 1869), affinò le proprie capacità di caricaturista , ponendo l’accento sui luoghi comuni che “l’americanità” aveva creato all’estero, con conseguenti spunti di riflessione piuttosto interessanti.
Nel 1870 si sposa con Olivia Langdon e si stabilisce ad Hartford, almeno ufficialmente, dato che i frequenti giri di conferenza lo terranno spesso lontano dalla moglie, dura censora di ogni eccesso letterario del marito.
Inizialmente, in lavori come L’età dell’oro (“The gilded age”, 1873), l’impronta di modelli quali W.D. Howells e Bret Harte è molto vistosa: storie di speculazioni, intrighi e corruzione sono al centro di quest’opera; immediatamente dopo ha inizio la grande stagione del realismo, espressa pianamente attraverso i suoi due romanzi più famosi, Le avventure di Tom Sawyer (“The adventures of Tom Sawyer”, 1876) e Le avventure di Huckleberry Finn (“The adventures of Huckleberry Finn”, 1884). Come si evince dal titolo, vi si narrano le vicende di stampo picaresco che vedono protagonisti i due ragazzi, alle prese con eventi drammatici e ludici, accompagnati da pesanti questioni sociali degli USA del tempo, come ad esempio quella razziale, o quella di una guerra civile a dir poco assurda.
La vera scoperta all’interno dell due opere più celebri di Twain sta proprio nella lingua utilizzata: sembrerà strano ad un parlante non anglofono, ma l’intreccio di dialetti usati dai personaggi delle storie è sconfinato. L’autore riesce con rara maestria ad identificare perfettamente diversi strati sociali, o differenze generazionali, semplicemente ritoccandone la parlata; “semplicemente” si fa per dire, dato che l’operazione richiede uno sforzo linguistico immane allo scrittore che si accinga a compierla.
Negli anni successivi, Twain sperimenterà altri tipi di scrittura, fino a giungere all’assurda cronaca medievale in Uno yankee del Connecticut alla corte di re Artù (“A Connecticut Yankee in King Arthur’s court”, 1889).
Ad ogni modo, seppur chiudendo con romanzi dolorosamente ispirati ai disagi familiari come Lo Zuccone (“Pudd’n head Wilson, 1894) o L’Uomo che corruppe Hadleyburg (“The man that corrupted Hadleyburg”, 1900), uno dei più grandi meriti che spetta a Twain, fu quello di saper raccontare temi importanti, ed a volte scottanti, riguardanti la società americana contemporanea, utilizzando il non semplice strumento della rappresentazione linguistica a scopi mimetici.
Mark Twain, in altre parole, ha saputo raccontare il proprio paese, senza i filtri di un patriottismo scialbo ed insensato; il tutto, con la sensibilità geniale del cantore picaresco.