Successivamente alla pubblicazione della massima opera narrativa in volgare quale il Decameron, la tradizione scrittoria successiva, in particolare quella riguardante la prosa, scelse molto spesso vie traverse, evitando accuratamente un confronto imitativo diretto con il Boccaccio.
Da questa tradizione nacque l’attività letteraria di Franco Sacchetti (1332 ca – 1400), il quale costruì un orizzonte rappresentativo tutto orientato al racconto della realtà comunale fiorentina contemporanea di fine XIV secolo; egli pose al centro della propria analisi gli strati borghesi della città, adoperando un taglio fortemente incentrato sulla comicità realistica e su un rassicurante moralismo.
La giovinezza dell’autore fu segnata molto da numerosi viaggi, finché decise di impegnarsi nella vita politica a partire dal 1363: fu un conservatore moderato, ricoprì tantissime cariche pubbliche a Firenze, e venne chiamato ripetutamente a svolgere la funzione di podestà in diversi altri centri cittadini. In questo periodo produsse un poemetto di tema mondano in ottave, La battaglia delle belle donne di Firenze con le vecchie; riunì anche un Libro delle rime (sia serie che facete, sia amorose che morali) in cui decise di raggruppare la differenti tendenze diffusesi nella poesia toscana del Trecento: ne risultò un’eccellente opera di sintesi riguardante la lirica tardo-gotica ed i suoi principali caratteri.
In queste righe si può scorgere chiaramente la consapevolezza da parte di Sacchetti di un processo disgregativo in atto rivolto alla società comunale di Firenze; tale consapevolezza portò ad una decisa reazione di rifiuto dell’orizzonte politico, dando come risultato le Sposizioni dei Vangeli (1381 ca).
Durante l’ultimo decennio di vita, immersosi nuovamente negli impegni delle cariche pubbliche, si dedicò anima e corpo ad un’opera di tipo narrativo intitolata Trecentonovelle, messo in cantiere verso il 1385. Contrariamente a quanto annunciato dal titolo, la raccolta arrivò a contenere soltanto 228 novelle, alcune delle quali incomplete: analizzandone il testo, scopriamo di trovarci di fronte a brevi narrazioni legate tra loro non da una cornice, ma secondo un criterio basato sui differenti significati morali di ogni storia.
A detta di Sacchetti, le narrazioni avrebbero lo scopo di consolare l’uomo dai mali che affliggono la società contemporanea in cui egli viene inevitabilmente immerso, mentre lo stile adoperato tende a porre sotto i riflettori una realtà ancorata a figure e azioni fortemente polarizzate, orientate all’eccesso. Anche la donna svolge un ruolo peculiare tutto negativo: in linea con la tradizione morale del tempo, infatti, essa viene sempre presentata come un essere privo di bontà d’animo, quindi cospiratore nei confronti dell’uomo, o al massimo non in grado di reggere il confronto con il mondo senza procurar danno.
La prosa spontanea e veloce mette subito in chiaro le enormi distanze con il Boccaccio, contraddistinta da quello che sarà un tratto distintivo del cosiddetto “umorismo cattolico” (C. Muscetta) tipico della letteratura italiana fino a Manzoni.