Qualcuno ha scritto che “… basta saper immaginare un’isola, perché quest’isola incominci realmente ad esistere.” Ora, di frasi ad effetto ce ne sono tante. Questa lo potrebbe sembrare, invece, secondo me, è vera. È vera perché l’ha scritto anche Proust e io di Proust mi fido. Certo, non è stato così conciso, ma il senso era quello.
E ho provato. Ad immaginare, dico. Non un’isola, ma un giardino. Il giardino di Combray. Sullo sfondo, un ragazzino che legge. Sotto un ippocastano, un ragazzino legge.
“Distraendomi dalla mia pomeridiana lettura non avete calcolato che, sebbene dal mutamento brusco delle mie espressioni facciali si potesse facilmente constatare un susseguirsi di molteplici stati d’animo- che qualunque persona dotata di un comune buon senso non avrebbe osato profanare- avreste potuto trasportarmi in questa opaca e scolorita realtà (come infatti è puntualmente accaduto).”
Non risposi. Non risposi semplicemente perché non ce l’avevo una risposta lunga come la domanda. In quel momento Proust, alzando gli occhi dal libro, parve ricordarsi di qualcosa. “Ah, ma tu sei quello del corso? Oh, che sbadato! Su, non perdiamo tempo. Cosa vuoi sapere?” Trasalendo per quell’improvviso cambio di registro gli chiesi: “Vorrei sapere qualcosa in merito ai tempi della realtà e della finzione.”
“Per il problema del tempo, è opportuno distinguere i tempi della realtà, esterni al testo, dai tempi della finzione, interni al testo. I primi riguardano la storia esterna al testo: la sua ideazione, la sua composizione, la sua fruizione. I secondi riguardano il mondo immaginario del racconto: i personaggi, gli eventi della storia narrata, la voce narrante e il destinatario fittizio del narratore. La ideazione e la composizione di un’opera si compiono in un tempo variabile, talvolta assai ampio nella vita di uno scrittore. A volte questo può elaborare un’unica stesura, a volte invece le stesure si succedono sino a quella definitiva, come è capitato al Manzoni per I Promessi Sposi. Alcuni autori poi scrivono la propria opera in modo lineare e continuo, altri compongono episodi staccati ed in tempi successivi danno al testo una struttura articolata. Ad esempio io, con la Recherche, saldai tutte le parti dell’opera solo in un momento relativamente avanzato della stesura. La fruizione è l’attività interpretativa del lettore, che richiede del tempo per essere compiuta. Un testo, senza un lettore che ne attualizzi il messaggio, si vanifica nell’universo letterario e culturale di un’epoca. Il tempo della scrittura può assumere particolare rilievo quando in un’opera narrativa è palese la figura del narratore. Nelle opere in cui, invece, il narratore non prende una consistenza individuale, cioè dove non c’è narratore, il tempo della scrittura non assumerà importanza. Per questo , nei romanzi o racconti naturalisti e veristi, in cui viene adottata la tecnica dell’impersonalità, il momento dello scrivere in genere non implica attenzione. Diversamente, nelle opere in cui il narratore si presenta come soggetto che scrive, o parla, o racconta, il tempo della scrittura può costituire anche uno spazio tematico, dedicato dal narratore alle sue riflessioni sulla storia che è oggetto della narrazione. È il caso, per esempio, de La coscienza di Zeno in cui il narratore adulto racconta la sua storia giovanile man mano che gli eventi tornano alla sua memoria. Questa storia della vita di Zeno costituisce l’io narrato, mentre la storia del recupero della memoria costituisce l’io narrante. Il problema della durata della scritturadiventa di fondamentale importanza quando, nel corso della stesura, il narratore compie un’autoanalisi e modifica il suo io narrante. Il tempo dell’avventura è la collocazione della storia nel passato, nel presente, nel futuro del narratore. Nella maggior parte dei casi, le opere narrative collocano gli eventi nel passato del narratore, usando di preferenza i tempi verbali del passato o anche il presente storico. Meno frequenti sono i racconti di avvenimenti che si collocano nel presente del narratore, il quale potrà riferire i propri pensieri e l’atto dello scrivere. Molto raro è il caso di incontrare narrazioni di eventi che vengono collocati nel futuro del narratore. Il tempo della lettura, infine, è quello che ha minor rilievo tra i tempi della finzione (cioè tempo della scrittura e tempo dell’avventura) perché raramente il lettore assume una funzione precisa nell’opera. A proposito, quanto tempo hai impiegato per leggere La Recherche?”