Chi è solo bello, resta bello all’occhio. Ma chi ha valore sarà bello sempre
Frase profonda, il cui significato permane nel tempo, fa già venire in mente la bellezza e l’intensità di chi l’ha scritta. L’autrice è Saffo, conosciutissima poetessa greca, nata a Mitilene, nell’isola di Lesbo nel 640 a. C.
Le notizie relative alla sua vita, sono pervenute a noi grazie a diverse opere di autori tra i quali Cicerone e Ovidio: nacque in una famiglia aristocratica che, a causa di alcune lotte politiche, fu esiliata per alcuni anni. Saffo trascorse quindi la sua infanzia in una cittadina siciliana.
Quando fece ritorno nella sua città natale, si occupò dell’educazione di giovani donne, della donna che doveva avere tante qualità secondo la società aristocratica: doveva saper amare, essere gentile, essere in grado di sedurre, essere delicata e raffinata. In questa scuola le allieve, si accostavano inoltre, alla sfera della sessualità in generale.
E’ proprio in questo contesto che la poetessa inizia a scrivere liriche, in cui compaiono evidenti allusioni all’amore omosessuale. Effettivamente oggi, quando sentiamo parlare di Saffo la prima caratteristica della sua poesia che ci viene in mente, è proprio questa. In realtà il concetto di omosessualità attuale è molto diverso da quello della Grecia antica: la società di allora accettava di buon grano l’omosessualità, e anzi loro non vedevano il rapporto tra un uomo e una donna come alternativo al rapporto tra due persone dello stesso sesso. Questo perchè i Greci cercavano il bello nell’amore, indipendentemente dal sesso. Addirittura, l’omosessualità era permessa dalla legge, e celebrata anche in letteratura.
Saffo fu tra i primi a parlare di amore omosessuale, dedicando la poesia “A me pare uguale agli dei”, ad una sua allieva. In effetti, nel tempo anche altri poeti, quale Anacreonte, sostennero che la poetessa fosse innamorata delle sue allieve, fatto tuttavia non ritenuto immorale in quanto l’erotismo era veicolo di trasmissione culturale.
Saffo viene solitamente descritta come brutta e per niente avvenente, tanto da, leggende narrano, essersi tolta la vita a causa dell’amore non corrisposto per il giovane Faone. In realtà, grazie ad alcuni versi del poeta Alceo, suo presunto amante, sappiamo che da egli viene descritta come
Saffo pura, dal dolce sorriso, dai capelli di viola…
Stando alla Suda, Saffo sposò un uomo di nome Cercila di Andros, da cui ebbe una figlia di nome Cleide.
La sua poesia, venne molto apprezzata da altri importanti scrittori dell’epoca. Strabone, un geografo greco, la definì “un essere meraviglioso”.
La poesia di Saffo è ricca di personaggi e generi diversi. Parlano maggiormente di amore, non sempre corrisposto, e infatuazione. Saffo nei suoi scritti, esprime le sue emozioni e il suo mondo interiore. Una chiara rappresentazione di questi elementi la troviamo nella composizione “Inno ad Afrodite”, una delle sue opere più conosciute ed importanti.
Altre opere: “Più oro dell’oro”, “Poesie”, “Liriche e frammenti”, “Frammenti d’amore”.
Della morte di Saffo non si hanno informazioni precise: alcune poesie fanno pensare che la poetessa abbia raggiunto un’età avanzata.