Ritenuto uno tra i fondatori della commedia moderna, Carlo Osvaldo Goldoni, nasce a Venezia il 25 Febbraio 1707, da una famiglia borghese.
Cresciuto per le vie della “città sull’acqua”, successivamente Goldoni si trasferisce a Perugia con tutta la famiglia, entrando in contatto con il collegio dei gesuiti, formandosi prima come precettore e poi come insegnante privato.
Nel 1721, tornato a Venezia, ottiene una borsa di studio per frequentare il collegio Ghislieri di Pavia, ma viene espulso durante il terzo anno per aver scritto un’opera satirica, che aveva come protagoniste delle donzelle della borhesia locale.
La passione per il teatro ha sempre caratterizzato la vita dello scrittore. Inizia ad elaborare delle opere comiche, stile che più lo rappresentava. Nel 1734, Goldoni, divenuto intanto avvocato, scrive “Il Belisario” e nel 1738 “Giustino”, due “tragicommedie” per il teatro San Samuele, di Venezia. Ma la prima commedia vera e propria, rappresentata nel teatro veneziano è “Momolo cortesan”, seguita nel 1742 da “La donna di garbo”.
Costretto a fuggire da Venezia a causa dei debiti, si trasferisce a Rimini dove cura gli spettacoli della città; successivamente si sposta a Pisa, in Toscana, dove pratica soprattutto la professione di avvocato.
Nel 1748 torna a Venezia e qui, con la stesura di una serie di commedie, dà il via ad una riforma del teatro: Goldoni si distacca dai modelli classici di commedia, per dare libero sfogo a un nuovo stile. Sono di questo periodo “L’uomo prudente”, “La vedova scaltra”, “La putta onorata”, “Il cavaliere e la dama”, “La buona moglie”, “La famiglia dell’antiquario”, “L’erede fortunata”.
Nel 1750, fa una scommessa con il suo pubblico: scrive sedici commedie in un anno, tra cui “Il teatro comico” (considerato il manifesto della sua riforma teatrale), “La bottega del caffè”, “Il bugiardo”, “La Pamela” (tratta dal romanzo di Samuel Richardson).
Nel 1762 si trasferisce a Parigi, dove aderì immediatamente alla politica francese, ma dovette anche scontrarsi con una mentalità che dava poco spazio alla commedia italiana e che la vedeva come caratterizzata dallo stile classico, da cui Goldoni si era distaccato.
Nel 1793, morì ridotto in miseria dalla Rivoluzione francese e le sue ossa andarono perdute.
Tra le sue opere: “Il viaggiatore ridicolo”, “Vittorina”, “Il re alla caccia”, “I volponi”, “Il mercato di Malmantile”, e tante, tante altre. La più conosciuta e amata è, però, “La locandiera” del 1752.
Lo stile goldoniano, è caratterizzato da un linguaggio concreto dei personaggi, alternando italiano e veneziano, e permettendo cosi di rendere l’opera accessibile a più classi sociali.
Carlo Goldoni, viene spesso considerato noioso e “d’altri tempi”, perchè studiato a scuola e perchè vissuto secoli e secoli prima di noi. In realtà il suo modo di scrivere, le sue commedie, sono sempre attuali e, leggendole per il piacere di farlo, possono divertire e farci conoscere la vita di un autore che ha fatto la storia della commedia teatrale italiana.