Nasce a Roma nel 1971, si diploma in un liceo dell’Eur riuscendo a non diventare fascista, a tutt’ora uno dei suoi successi più rimarchevoli. Va a a studiare lettere a Milano nel tentativo di difendere la sua eterosessualità dalla presenza di cinque sorelle, si laurea in letteratura italiana, quindi comincia a lavorare con Ettore Bernabei alla Lux Vide.
In breve, grazie alla sua innata capacità di scansare il lavoro dando l’impressione di essere occupato, fa carriera e diventa direttore editoriale della Lux e quindi produttore creativo di Don Matteo. Grazie alla fortuna di di poter lavorare giornalmente con il vecchio fuoriclasse Bernabei impara moltissime cose utili, e in generale a stare al mondo.
A trent’anni un mattino si sveglia e realizza con cristallina lucidità che di preti, suore, santi e madonne anche basta; si licenzia dalla Lux senza sapere cosa avrebbe fatto poi; suo padre annuisce con l’aria di chi la sa lunga: è l’ennesima conferma del fatto che suo figlio è un coglione.
Nel frattempo nei corridoi della Lux aveva conosciuto il geniale ragazzo di vita Lorenzo Mieli, con il quale aveva cementato un’amicizia fondata sulle solide basi della fannullonaggine, i commenti a sfondo sessuale, gli scherzi da caserma, l’ammazzacaffè.
Una volta che il suo verduraio gli aveva dato la roba sbagliata, scrive il soggetto di una nuova serie televisiva, la consegna al detto Mieli con l’intento di fargli peggiorare la situazione dell’uretra, Mieli la lascia per sbaglio negli studi di Fox invece della solita cacca di plastica e nasce Boris.
Travolto dal successo cerca invano di rifarsi una verginità scrivendo pessime fiction, nel frattempo conosce un attempato scrittore inglese fallito, David Seidler, che gli fa leggere una sceneggiatura che cerca di vendere da vent’anni; lo canzona essendo la sceneggiatura a suo dire pallosa e improponibile, ma i due diventano amici.
La sua vita sembra riavviarsi verso i naturali binari dell’inconcludenza: scrive un romanzo che nessuno avrà il coraggio di pubblicargli e un paio di soggetti cinematografici con il vecchio inglese, sempre scherzandolo sulla sua ridicola sceneggiatura.
Poi David Seidler vende la sceneggiatura de Il discorso del re, ci vince un Oscar e lo tira dentro il suo prossimo film, Rizzoli compra il suo romanzo Il destino è un tassista abusivo, e di nuovo alle soglie dei quaranta si trova costretto a lavorare; ma cerca di fare buon viso a cattivo gioco.
Nel tentativo di rovinarsi definitivamente la carriera, ha scritto a due tastiere una fantaintervista con Francesca Schipa, autrice misconosciuta di “Verrà l’inverno” e responsabile di Letteratu.it per il settore Narrativa.