Vir fortis atque fortunatus et forma regia
Sono queste le parole con cui il parassita Artotrogo definisce il soldato Pirgopolinice. Sono parole che fungono da presentazione al personaggio principale di una delle più grandi opere teatrali della letteratura latina. Un uomo valoroso, fortunato e di regale bellezza: valore nelle armi e bellezza in grado di sedurre ogni donna sono senza dubbio tra i tratti distintivi che il soldato della commedia (plautina e non solo) crede di possedere; quei medesimi tratti che un’altra figura tipica del teatro comico antico, il parassita, per convenienza o per beffa, gli fa credere di possedere.
Il Miles gloriosus, una delle commedie più lette ed imitate del teatro romano, viene composta a cavallo tra il III e il II secolo a.C. Si tratta della commedia più lunga del poeta romano nativo di Sàrsina: ben 1437 versi, divisi in 5 atti. Inoltre, l’opera è straordinariamente ricca di dialoghi: è una cosa, in effetti, del tutto fuori dall’ordinario della scrittura plautina, all’interno della quale si nota – soprattutto con il passare del tempo – uno spazio sempre maggiore dedicato ai cantica. Ed anche questo è un indizio che conferma come il Miles gloriosus sia una delle più antiche commedie di Plauto.
“Il soldato fanfarone”, o “spaccone”…
Sarebbe questa la traduzione letterale del titolo di un’opera teatrale che mette in scena tanti personaggi, tra i quali spiccano soprattutto il servo arguto, Palestrione, e appunto il soldato fanfarone, Pirgopolinice (il cui nome significa “conquistatore di torri e di città”). Sono loro gli indiscussi protagonisti: due maschere tipiche della palliata, il genere della commedia latina di argomento e ambientazione greca. Costituiscono degli esemplari di straordinario fascino non tanto e non soltanto nella struttura della commedia, ma più in generale nella concezione del risum antico: da una parte il servo arguto, che di fatto assurge a regista degli intrecci della vicenda oggetto della narrazione; dall’altra il soldato spaccone, personaggio dai tratti grotteschi, decisamente ed irrealisticamente spropositato nelle sue vanterie di successi in tema di donne e guerra, tanto sicuro di sè quanto ottuso agli occhi degli altri. Si tratta di un prototipo che avrebbe goduto di straordinaria fortuna in un gran numero di generi letterari e artistici nel corso dei secoli.
L’intreccio della commedia si basa fondamentalmente su un intrigo amoroso, che vede Pirgopolinice e Pleusicle contendersi le grazie e l’amore di Filocomasia. Grazie alla beffa principale ordita dal servo Palestrione, il secondo rientrerà finalmente in possesso della donna amata.
Tante sono le beffe: sembrano moltiplicarsi, generarsi incessantemente le une dalle altre. Il Miles gloriosus è altresì uno straordinario esempio di metateatro, cardine della poetica plautina: è alla figura archetipica del servo che spetta il ruolo, come abbiamo detto, di regista, poichè è lui ad architettare le beffe e a muovere le vicende.
E così, con uno sguardo rivolto indietro alle commedie greche, modello delle sue creazioni, Plauto strizza l’occhio al futuro, creando i presupposti letterari della Commedia che sarà.