Una delle raccolte poetiche più grandi della letteratura italiana: le Rime Nuove, a firma di Giosuè Carducci, raccolgono un’infinità di versi, con altrettanti temi, figure e immagini. Un arco temporale lungo, che va dagli anni’60 agli anni ’80 del XIX secolo.
Poeta storico e “classico” per eccellenza, Carducci in questa silloge poetica non disdegna affatto un dolce ripiegamento su se stesso, alla ricerca di un’identità vera che ritrova nei tanto amati paesaggi della Maremma toscana, a cui sono legati i ricordi più belli dell’infanzia e dell’adolescenza. Con l’inserimento dei successivi componimenti, inoltre, nella poesia delle Rime Nuove si affacciano anche temi dedicati alla Rivoluzione francese e al Risorgimento italiano.
Ma i suoi risultati migliori vanno cercati proprio – come dicevamo – laddove, sotto la scorza del classicismo e della retorica tipica del “professor Carducci”, si rivelano il mondo selvaggio della natura maremmana e la vita popolare semplice, improntata ai sani valori della famiglia e nello stesso tempo minacciata dalle forza distruttrice e ineluttabile della morte. Il mondo della Maremma ritorna nei ricordi del poeta con toni accesi e violenti: un mondo arcaico, a cui il poeta sa di non poter ritornare, ma di cui vuole far rivivere bagliori vivaci, solari, portatori di una forza autentica e genuina che tanto ci allontanano dall’immagine ufficiale del Carducci “poeta della storia” che la letteratura ci ha tramandato.
E ancora nella raccolta trovano spazio sfumature più intime e dolorose, come in Pianto antico (composto in occasione della morte del figlioletto Dante), Nostalgia e Tedio invernale. Sono componimenti nei quali il paesaggio della natura non evoca più immagini felici di un passato perduto e un futuro ideale, ma apparizioni tristi e nostalgiche che riducono a nulla il senso del vivere.
E ancora la natura, con paesaggi concreti, eppur pieni di sfumature segrete: spiccano qui due poesie capolavoro del 1883, Visione (in cui l’infanzia si rivela in tutta la sua inafferrabilità) e San Martino, divenuto ben presto un classico intramontabile in tutte le scuole. E già si apre la strada che porta alla poesia del Pascoli.