Non c’è un giorno che assomigli a un altro, in Italia. Ne’ esistono luoghi inutili, e città o paesi dimenticabili. Questa è una delle prime cose che ho imparato viaggiando lungo lo Stivale. Milano è realmente diversa da tutto. E’ una grande città, in cui ogni gruppo di strade forma rioni, dove facce e rituali si ripetono. C’è il Quadrilatero della Moda, e la zona dei negozi etnici di Porto di Mare, il silenzio della Vecchia Fiera e le arterie autostradali di Rho, il Parco del vecchio Castello Sforzesco e la notte che non riesce mai ad avvolgere per intero le luci di Corso Como e Viale Umbria. I Navigli e il mercatino, gli gnocchi fritti croccanti da mangiare e la Collinetta, l’unico punto più alto di una città senza monti. Milano nelle sue viscere percorse dai treni della Metro è sempre viva, con visi e storie di tutti i mondi. Non mi sembra certo una città di razzisti, come qualcuno mi ha detto, ma di distratti, sì. E anche di persone veloci, che persino in un’estate bollente come questa si perdono nella musica ascoltata dall’Ipod, o che girano la testa dall’altra parte, all’arrivo di due violinisti Rom. Si corre sempre, e tutti insieme, quelli appena arrivati, e chi ci vive da sempre, con la faccia e il vestito un po’ sciupati perchè sono ormai invecchiati entrambi. Si corre anche vicino la Galleria Vittorio Emanuele, appena i ragazzi d’Africa ti salutano stringendoti la mano e guardandoti fisso negli occhi, per cercare di venderti un libro. Come ha fatto Thomas, che dalla Tanzania è arrivato qui, cinque anni fa. Ora nel suo Paese vogliono svendere il Serengeti e scacciare i Masai. Vogliono farne un grande parco di caccia per le multinazionali. Thomas non mente, per quanto quella dei ghepardi e dei leoni da uccidere per gioco sembri uno scherzo assurdo e sinistro. Thomas piange, e mi regala un libro di poesie e canti per la libertà. Gli chiedo se posso girare la città con lui e poi offrirgli un pranzo come si deve, magari in un piccolo ristorante siciliano che ho trovato. Non c’è più bisogno neanche di parlare, basta fermarsi e non correre più. Sorridendosi. Perchè in fondo siamo tutti rami di un solo Grande Albero, e Milano è figlia del Serengeti.