Giada Trebeschi nasce nel 1973 e cresce a Bologna. Ha scritto romanzi, racconti brevi, sceneggiature, pièces teatrali e saggi shakespeariani utilizzati come testo di studio universitario. Due lauree, un dottorato in Storia, dopo circa dieci anni di lavoro all’università in questa materia si dedica completamente alla scrittura. Nel 2006 il suo primo romanzo (Gli Ezzelino. Signori della guerra) arriva in finale al Campiello opera prima. Nel 2012 esce in spagnolo il romanzo La Dama Roja per i tipi di Boveda, Algaida seguito nel 2014 dalla versione italiana La Dama Rossa, Mondadori. Nel 2017 pubblica Il vampiro di Venezia con la Oakmond publishing. I suoi romanzi recentemente sono stati opzionati per la pubblicazione in tedesco e in inglese. Parla cinque lingue, ha vissuto a lungo in Svizzera, in Spagna e attualmente vive e lavora in Germania.
Ciao, Giada. Una Venezia violenta, in cui i potenti fanno quotidiano esercizio del sopruso e dell’intrigo, sconvolta dalla pestilenza e da orrendi delitti: questo il cupo fondale del tuo ultimo romanzo, Il vampiro di Venezia, da poco in libreria (ma pubblicato anche in formato digitale). Tempo fa ho letto qualche notizia di stampa sul cosiddetto vampiro di Venezia: vuoi parlarci del nucleo storico di questo intreccio di vicende criminose, superstizioni e terrificanti vendette?
Chiaramente il romanzo s’ispira al ritrovamento di una masticatrice di sudari, cioè dello scheletro di una donna seppellita con un mattone in bocca, al Lazzaretto Nuovo, nel 2006. Si tratta di una leggenda antica, una superstizione che non solo mi ha ispirato il romanzo ma con la quale nel romanzo stesso gioco fin dall’inizio. I mostri immaginari sono troppo spesso meno terribili di quelli reali.
I personaggi del tuo romanzo sono dipinti a tinte forti. Tutto ruota intorno a una donna bellissima e ambigua, in qualche modo sempre lambita dai fatti di sangue che si susseguono in un breve arco di tempo. Ma anche le figure maschili non sono da meno, con i loro vizi, i desideri irreprimibili, la sete di denaro e potere.
I personaggi sono forti, certo, ma sono personaggi che vivono nella Venezia di fine Rinascimento e, a dire il vero, non ho dovuto inventare molto. Ho solo analizzato il pensiero rinascimentale, la vita del tempo, cercando di rendere i miei personaggi plausibili per quel momento storico. In quanto ai desideri irreprimibili, la sete di denaro e potere non cambia rispetto a quella dei giorni nostri. Sebbene la tecnologia, il pensare e molto altro si siano evoluti e siano cambiati molto, i sentimenti e le emozioni sono rimaste gli stessi da quando è nato l’Uomo. E raccontarli in un romanzo storico o in uno ambientato in epoca contemporanea non fa differenza.
Una domanda sulle tue letture: quale libro ti porti in borsa o tieni sul comodino in questo momento? E che lettrice sei? Leggi preferibilmente libri che assomigliano ai tuoi o, come lettrice, ti allontani dal tuo genere? Leggi anche poesia o solo prosa?
Sono un lettore onnivoro, e compusivo. Leggo di tutto compresa la retro-etichetta dell’acqua. Non mi piace leggere sempre lo stesso genere e vario continuamente la mia dieta. Leggo sia prosa che poesia anche se amo poco la poesia contemporanea, non la trovo all’altezza. Sul comodino al momento ho il libro dell’amico Lev Golinkin: Uno zaino, un orso e otto casse di vodka.
Grazie, Giada, per il tuo tempo e le tue risposte.