Scrittore, musicista, pittore. Ma anche giurista, avvocato e funzionario provinciale dell’amministrazione prussiana. È difficile descrivere una personalità tanto eclettica e polimorfa come quella di E.T.A. Hoffmann, uno tra i principali, ma purtroppo non altrettanto conosciuti, pionieri del Romanticismo europeo.
Nato da una famiglia luterana, il giovane Ernst Theodor (1776-1822) rimane presto orfano di padre e viene allevato dalla famiglia della madre, donna dall’animo fragile e inquieto che morirà di ictus quando l’artista ha solo vent’anni, segnandolo profondamente. L’educazione ricevuta dagli zii e dalla nonna materna plasma la sua personalità in maniera eterogenea e versatile: l’anziano zio Vöthory lo avvia alla carriera giuridica, mentre dallo zio “catastrofe” Otto riceve in dono la passione per la musica, e forse anche, per contrappunto alla personalità seriosa dello zio, una certa dose di umorismo sarcastico, che ben si applicherà al tratteggio di svariate caricature – disegni, personaggi letterari e semplici schizzi scherzosi dei suoi colleghi e superiori che gli costeranno (1801) la nomina di assessore; esiliato per punizione a Plock, piccolo borgo polacco alla periferia dell’Impero, e osteggiato dalla famiglia per aver rotto il fidanzamento con la cugina Mina Doerffer, il giovane Ernst va incontro a un esaurimento nervoso che né l’alcolismo né il matrimonio d’amore con Maria Rorer-Trzynska riusciranno ad arginare. La solitudine di quegli anni lo spinge seriamente a pensare di abbandonare la carriera giuridica per dedicarsi a quella artistica: l’arte l’attira a sé in tutte le sue forme, dalla pittura, alla poesia, alla musica, e alla fine, lo salva.
Ottenuto un trasferimento a Varsavia (1804), Ernst vi ritrova buona parte del gruppo letterario berlinese “Nordstern” capeggiato dai fratelli Schlegel, in seno al quale sta prendendo corpo la novella corrente romantica: qui a Varsavia Enrst Theodor “Amadeus” – nome acquisito in onore a Wolfgang Mozart, suo compatriota e compositore preferito – si appassiona all’opera; ne compone diverse, ma senza ottenere particolare successo di pubblico e critica. Intanto legge Novalis, Tieck, Brentano; letture che lo scuotono profondamente e l’avviano al gusto della mistica. Il felice periodo polacco viene bruscamente interrotto dall’occupazione francese, che costringe Hoffmann a ritornare a Berlino, dove sperimenta (1807) la sciagura economica, prima di trasferirsi a Bramberga, Baviera, con un posto da direttore d’orchestra. Enrst si dedica completamente alla musica, ispirato dall’amore platonico per una delle sue allieve, Julia Marc, “ninfetta” tredicenne e musicalmente molto dotata; amore che troverà espressione sublimata in alcuni episodi de Il gatto Murr e in svariati altri racconti. La letteratura si palesa ben presto, dopo la parentesi da compositore, come la vera Musa dell’artista: dall’apparizione de Il cavaliere Gluck (1808), a Gli elisir del diavolo (1815) fino alla stesura de Il gatto Murr (1819), i primi due decenni dell’Ottocento sono estremamente prolifici per la carriera letteraria di Enrst Hoffmann. A questo stesso periodo risalgono i Racconti notturni, tra cui il celebre L’uomo della sabbia e Schiaccianoci e il re dei topi, a cui Ciajkovskij si ispirerà per la creazione dell’omonimo, famosissimo balletto.
La morte precoce (1822), avvenuta a soli quarantasei anni, stroncherà la carriera letteraria dell’artista, lasciando scivolare la sua notevole, antesignana produzione, nell’oblio dei tempi. Scavalcato dalla fama di nomi altisonanti, tra cui Dostoevskij, Balzac e Baudelaire, ma anche Poe e Pirandello, tutti ispiratisi all’opera pionieristica dell’autore tedesco, Hoffmann resta tuttora un autore in ombra, sicuramente meno conosciuto e apprezzato dei suoi più illustri successori. Un vero delitto, se si pensa che nella sua creazione esistono già, in nuce, tutti quei temi che saranno cari agli esponenti più in vista del periodo romantico e oltre: non soltanto la passione per l’occulto misterioso, che si manifesta nella capacità dello scrittore di tracciare le coordinate di una realtà parallela ma completamente avulsa da quella quotidiana – i cui echi si ritrovano nello stile gotico dei racconti di terrore di Edagar A. Poe – in cui la magia e l’inverosimile, l’inaspettato e l’assurdo sono all’ordine del giorno, molto più reali della realtà stessa; non soltanto per l’attenzione posta ai temi della follia, della telepatia e dello sdoppiamento della coscienza, che oltre a dare origine a un filone letterario molto cospicuo, che trova ne Lo strano caso del Dottor Jekyll e Mr. Hide (R. Stevenson) uno dei suoi maggiori rappresentanti, precorre alcune delle tematiche psichiche successivamente sviluppate da Sigmund Freud, ispirando in particolare l’elaborazione del concetto de Il Perturbante. Ma anche e soprattutto per il carattere introspettivo e misterioso della sua opera, a metà tra l’analisi psicologica e l’invenzione fantastica, che ha il merito, forse per la prima volta nella storia, di mettere l’essere umano di fronte a se stesso, spingendolo a entrare in contatto con la sua interiorità, con quei demoni, maligni o benigni che siano, che animano la sua esistenza. Forse questo è il vanto più grande di Ernst Hoffmann: aver conferito un riconoscimento di esistenza a quella parte oscura – e troppo spesso misconosciuta – dell’animo umano, indagandola, scandagliandola, portandola a galla e, imparando ad amarla come normale espressione dell’umanità, rendendola così più accessibile, e meno minacciosa.