Il nome di Terenzio ha segnato la storia del teatro antico con dei tratti tipici, che sono stati riconosciuti in un secondo momento soprattutto per mettere in luce i modelli culturali proposti sulla scena: alludiamo in particolare ai valori dell’humanitas, elaborati all’interno del circolo filellenico degli Scipioni, e ad un certo risalto conferito ai sentimenti che animano i personaggi.
Tuttavia, all’interno della sua produzione, ci sono due commedie, l’Eunuchus e il Phormio, che si fondano più sullo sviluppo scenico e sull’intreccio fitto della trama, piuttosto che sull’approfondimento psicologico e sentimentale tipici del teatro terenziano. Non è un caso che le due opere sopra citate raccolsero un ampio consenso di pubblico, evidentemente ancora legato alla tradizione del teatro plautino.
Oggi ci soffermiano sul Phormio, commedia forse un po’ trascurata rispetto alla sua importanza (tra l’altro fu imitata da Molière in Les fourberies de Scapin): l’opera, rappresentata per la prima volta nel 161 a. C., è una rielaborazione dell’Epidikazòmenos – la cui traduzione letterale è Il pretendente – di Apollodoro di Caristo, commediografo greco del III secolo a.C.
La storia, particolarmente complessa nel suo sviluppo scenico, narra le peripezie del parassita Formione – il protagonista che dà il titolo alla commedia – il quale riesce nell’impresa di aiutare due cugini, Fedria e Antifone, a sposare le ragazze di cui sono rispettivamente innamorati. Le due donne in questione sono una suonatrice di cetra ed una povera ragazza, creduta orfana quasi fino alla fine: in realtà si scopre poi che Fanio (questo il nome della ragazza di cui è innamorato Antifone) è figlia illegittima di Cremete, padre di Fedria e dunque zio dello stesso Antifone.
La narrazione si sviluppa in un susseguirsi di azioni e dialoghi ricchi di vivacità. Altri personaggi attivi sono Demifone, fratello di Cremete e padre di Antifone; Geta, schiavo di Demifone, il quale ha ricevuto l’incarico di vigilare sulla condotta sia di Fedria che di Antifone; ; Egione, Cratino e Critone, amici di Demifone.
Lo scioglimento finale avviene con il riconoscimento – scena tipica della commedia d’intreccio – di Fanio quale figlia di Cremete. Formione, parassita vittorioso, celebra e comunica i suoi successi al pubblico: è riuscito, infatti, a far sposare Antifone e Fanio e ha riscattato con denaro la suonatrice di cetra che andrà in moglie a Fedria. È lui il vincitore morale: un personaggio che macchina intrighi e trappole non per avidità, quanto piuttosto per il gusto geniale dell’invenzione e per un generoso senso di amicizia.