Carlo Alberto Pisani Dossi: un nome sconosciuto ai più, che non ha lasciato una traccia memorabile nella storia della letteratura italiana. Traccia non memorabile, ma non per questo non significativa. La sua operazione letteraria, che riscontrò freddi e scarsi consensi al suo tempo, costituì sicuramente un’esperienza solitaria e appartata, ma successivamente – come spesso avviene – la critica ha in parte reso giustizia ad un’opera annoverata come “irregolare”, e quindi appartenente ad un filone letterario consacrato (e molto vicino a quel complesso fenomeno della “Scapigliatura” lombarda), fino a divenire modello di scrittura espressionistica.
Nato a Pavia nel 1849 da ricca famiglia, Carlo mostra fin da piccolo interessi letterari, intessendo già in tenera età vivaci contatti con l’ambiente culturale milanese. Questo lo porta a cimentarsi da subito nella letteratura: è il 1868 quando viene pubblicata la sua prima opera, un romanzo breve dal titolo L’altrieri-nero su bianco. L’autore ha poco più di diciotto anni; l’impronta e lo stile, però, sono già forti e chiari.
Il giovane Carlo si immerge nella rievocazione dell’infanzia e dell’adolescenza (tempi non lontani, come evidenzia il titolo del romanzo): la narrazione viene condotta in prima persona e segue alcuni episodi della vita di Guido Etelredi, alter-ego dell’autore. Attraverso la sua figura, i ricordi reali del Dossi si deformano, trasformandosi in qualcosa di artificioso.
Il mondo dell’infanzia si presenta ricco di fascino, un rifugio di felicità da cui però a poco a poco il protagonista si allontana: arrivano i primi dolori, le prime sofferenze.
l primo amore, quello tra Guido e Lisa, trova la sua fine nella morte, che nega impietosamente la gioia più pura che ci sia; anche la descrizione del collegio in cui Guido compie i suoi studi manifesta la violenza, l’irrazionalità e l’ipocrisia dell’esperienza di formazione degli adolescenti borghesi.
Ritrovare la gioia vera di un’infanzia durata troppo poco: sembra essere questo il vero obiettivo del giovane Dossi, che utilizza un lessico ricco, in cui si intrecciano elementi toscani, lombardi e di altra varia provenienza; un lessico ed un linguaggio pieni di sforzo inventivo che fanno dell’autore un esponente della Scapigliatura, movimento di cui Dossi condivide soprattutto una ribellione alle tradizionali forme letterarie che lo porta ad elaborare un linguaggio originale, sottile, carico di colore e di tensione. Il tutt
Io a 18 anni appena.