Maria Elena Giovannini, 44 anni, vive a Lussemburgo da 18. Per semplificare la vita agli altri si fa chiamare soltanto Elena e risponde alle domande come forse si dovrebbe. Come molti di noi hanno dimenticato. Senza giri di parole, arrivando subito al dunque. E’ lapidaria Maria Elena- ah, pardon, Elena- e non potrebbe essere altrimenti. C’è sua figlia cha ha bisogno di cure, c’è la cena da preparare. Ma c’è anche un’intervista da fare, anzi da “subire”. E allora via, senza fronzoli, cinque titoli, subito. Cinque libri che l’hanno stregata. I suoi preferiti. La lunga vita di Marianna Ucrìa di Dacia Maraini, un libro di poesie di Sandro Penna, Tre cavalli di Erri De Luca, tra l’altro il suo scrittore preferito, Oscar e la dama in rosa di Eric Emmanuel Schmitt e L’uccello che girava le viti del mondo di Murakami Haruki.
Deve averlo proprio interiorizzato bene l’universo murakamiano. Ce ne accorgiamo quando le chiediamo questo: se non avessi letto ciò che hai letto saresti diversa? E se sì, come? “difficile dirlo, ci sono così tante vite parallele che ci spiano dietro angoli….” Come se non bastasse già il peso del mistero che si cela dietro queste parole, Elena ha voluto porre alla fine perfino dei puntini sospensivi, quasi a voler dare un messaggio criptato all’ennesima potenza. Ma poi, uscita da quello che forse per lei era un gioco, riprende le redini della concretezza e dell’equilibrio: “penso che sarei meno gioiosa verso gli altri, leggere mi apre alla diversità e allo scambio, relativizzando tutto il mio piccolo mondo”.
Si sa, quando l’equilibrio è saldo, non basta una provocazione per scardinare una stabilità inviolabile. E infatti prova a chiederle se è possibile che un libro possa peggiorare la vita. Non si scomporrà. Ti dirà soltanto che le persone pessimiste sono quelle che le cose belle le vedono nere e che quindi leggere per lei è una cosa bella, “leggere è un percorso fondamentale allo sviluppo di ogni personalità; le cose belle le abbiamo dentro, ed escono fuori, attraverso la lettura o altro”.
Il libro che non ha finito è I pilastri della Terra di Ken Follett, ma le mancavano pochissime pagine, quelli che l’hanno delusa di più gli ultimi lavori di De Carlo, il primo letto in assoluto Cipì di Collodi, gli ultimi Sottomissione, anzi Soumission perché l’ha letto in francese, di Houellebecq e Elle e Lui di Marc Levy. “Respiro e interiorizzo” ci dice, come ci dice anche i prossimi libri, perché Elena non vive di ricordi, Elena è già proiettata verso il futuro. Modiano, Via delle Botteghe Oscure, accanto a Kazuo Ishiguro con Auprès de moi toujours. Tutti, si capisce, letti rigorosamente in francese.
Ciao Elena, e grazie per il tuo tempo!