Il ritardo è stato notevole per la letteratura italiana, almeno rispetto a quella dei Paesi principali dell’Europa medievale. E quando non si arriva in anticipo, macché, neanche puntuali, ci si deve adeguare. Ci si deve adeguare perché si è in affanno, bisogna fare in fretta. Altrimenti cosa diranno? Cosa penseranno gli altri di noi?
Succede così che, quando comincia, la letteratura italiana si muove nell’orbita di quella francese e provenzale. Una volta libera da questa influenza, però, come succede per l’allievo che supera il maestro (concedetemi la banalità), essa acquistò in poco tempo una tale ricchezza e originalità di contenuti e di forme, da offuscare le letterature contemporanee in volgare delle altre nazioni europee, fino a creare- udite udite- le premesse dell’Umanesimo e del Rinascimento, che daranno inizio all’età moderna.
Ma perché le altre letterature, rispetto alla nostra, arrivarono prima?
Per rispondere a questa domanda bisogna scomodare un poco la storia e ricordare che, dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, le regioni periferiche dell’Impero si staccarono più velocemente dall’influenza linguistica e culturale del latino. Così mentre fuori dal Bel Paese già fioriva una letteratura in lingua volgare di ispirazione guerriera e feudale per la sua origine germanica, in Italia invece dominava ancora incontrastata la tradizione culturale di Roma che si manifestava quindi in una ricca produzione in lingua latina. Tutto questo avvenne perché da noi non si verificò, come altrove, un’organizzazione feudale e monarchica, visto che le popolazioni italiche erano abituate a reggersi con amministrazioni comunali, secondo le norme del diritto romano. Inutile dire che anche la Chiesa svolse il suo ruolo in tutta questa faccenda, ostacolando di fatto feudalesimo e monarchia.
Ma ecco finalmente che la nostra letteratura, la letteratura italiana, arriva. In ritardo, ma arriva. E allora ecco pronta una crisi di rigetto del latino e l’uso del volgare anche per scopi culturali. Stiamo parlando del XIII secolo, si colloca in questo periodo la rottura con la tradizione latina ed ecclesiastica. Il primo motivo di questa rottura fu il vasto movimento di religiosità popolare. Come non parlare poi della posizione antiecclesiastica della Corte Sveva dell’Italia meridionale che, sotto Federico II, grandissimo uomo di cultura, accolse nel suo seguito uomini di ogni religione e razza, dando così una forte impronta laica alla dimensione del suo regno. Terzo ed ultimo elemento che contribuì all’affermazione di una cultura profondamente diversa da quella classica fu l’ascesa di una nuova classe sociale, la borghesia. Essa avvertì il bisogno di dar vita a una nuova cultura che rispecchiasse i suoi ideali e la sua visione della vita utilizzando non certo il latino, simbolo delle vecchie classi dominanti, bensì il volgare vivo, parlato.
E allora, anno 1224, primo componimento di rilievo della letteratura italiana: il Cantico delle creature di San Francesco d’Assisi. Ah, dimenticavo due cose. Quando si dice che la letteratura italiana sorge con ritardo, non dobbiamo confonderla con la lingua italiana. I contenuti di questo articolo sono reperibili su Il libro di letteratura di Cristoforo Attalienti. Scrupoli tolti, mi tolgo di mezzo.