Sappiamo poco della vita di Socrate, colui che è entrato nell’universo della filosofia come una sorta di mito fondatore, al contempo un mistero irrisolvibile, pioniere dell’argomentazione dialettica e della deduzione, martire incompreso del potere istituito, eroe di quel libero pensiero che mette in discussione la realtà, il mondo e con essi le più ferree convinzioni della mente umana.
Figlio di uno scultore e di una levatrice, durante la sua vita entrò in contatto con gli ambienti più fecondi della cultura ateniese, come il circolo di Pericle, quelli dei fisici, dei medici e dei poeti, e soprattutto ebbe modo di frequentare personalità di spicco come Parmenide, Zenone, Protagora e Gorgia. Nel 399 a.C. venne condannato a morte dalla città di Atene. Secondo Diogene Laerzio, l’accusa diceva:
“Socrate è colpevole di non credere negli dei della città e di introdurre nuove entità soprannaturali; inoltre è colpevole di corrompere i giovani. Si chiede la pena di morte”.
Egli non scrisse nulla, eppure nessuna personalità nel mondo della filosofia ha ispirato scritti quanti ne ha ispirati lui, senza contare il notevole influsso che il suo pensiero ha esercitato su quello dei due grandi protagonisti della filosofia antica, Platone e Aristotele. Dopo la sua morte si accesero notevoli dibattiti sulla sua figura, sulle lezioni che teneva all’aperto e sulla sua filosofia, che si sono tramandate fino ai nostri giorni.
In vita venne considerato come maestro dei più terribili rappresentati del partito oligarchico e dei nemici di Atene. Secondo alcuni, aveva disprezzato la costituzione democratica, ispirando nei giovani il disprezzo verso i valori della patria, mentre nell’opera più celebre di Aristofane, le Nuvole, Socrate viene descritto come un sofista che dava lezioni a pagamento.
Senofonte scrisse del filosofo in quattro opere, ovvero Apologia di Socrate, Memorabili, Economico e Convito, ma la figura che ne emerge è opposta a quella descritta da Aristofane. In primo luogo non vi è alcuna somiglianza tra la metodologia socratica e il sofismo: Socrate considerava i sofisti, per la loro abitudine a farsi pagare, come se il sapere fosse una merce, dei “prostituti della cultura”. Infatti nei Memorabili si legge:
“Se una vende la propria bellezza per denaro a chi la vuole la chiamano puttana […]. Lo stesso vale per quelli che mettono in vendita la propria cultura per denaro a chi la vuole: li chiamano sofisti […]”
Aristotele considerò l’insegnamento del Maestro come un passaggio fondamentale, una svolta all’interno della filosofia, che consistette nella fondazione di una nuova e importantissima disciplina, l’Etica, ossia lo studio di come guidare verso il Bene l’agire degli uomini. In particolare fu colui che introdusse nell’argomentazione filosofica, per la prima volta, il ragionamento induttivo, l’elaborazione di una regola generale da casi particolari, e quello deduttivo, il procedimento che consente da premesse generali di giungere a determinazioni particolari.
Infine c’è la fondamentale testimonianza di Platone, il suo grande allievo. Come sappiamo, Platone affidò al suo Maestro il ruolo di protagonista principale nella maggior parte dei suoi dialoghi, presentandolo come il vero filosofo, colui che si è sempre contrapposto agli spacciatori di sapienza, ovvero i sofisti e gli eristi. Nel suo corpus, Platone espose la sua personale e grandiosa visione della realtà, e rintracciare le dottrine socratiche è impresa quasi impossibile. Partendo dalle opere platoniche gli esegeti scoprirono tre aspetti che sostanzialmente possono definirsi i punti cardini della filosofia socratica e autentico lascito del suo insegnamento:
il primo è senza dubbio il dialogo, ovvero un discorso efficace, semplice, controllabile, che punta ad una immediata comprensione di chi ascolta, circoscritto da un’efferata sequenza di domande e risposte; il secondo è l’ironia, con la quale si professa un non-sapere che è da intendersi, invece, come la più alta forma di sapienza, perché solo chi è consapevole di non sapere potrà porre le basi per una nuova conoscenza; infine la celebre maieutica socratica, che consiste, in modo analogo a come la madre levatrice faceva partorire le donne, di portare alla luce nel cuore delle persone la propria ignoranza.
Socrate non ha mai insegnato nulla di suo, niente che potesse essere considerato un sapere di ordine autonomo e sistematico, ma ha sempre aiutato tutti a far emergere quanto di più insondabile portassero dentro: quelle verità irriducibili che da sempre, inconsapevolmente, stanno nascoste nella nostra anima, senza tuttavia conoscerle.