Il sito Iconicon.it ha riportato da Consciouslifenews.com un’intervista di un ‘internet shill’ o meglio un ‘disinformatore del web’, pagato per scrivere commenti in chatroom o in gruppi dove si svolgevano dibattiti politici solo per indirizzare l’opinione di coloro che partecipavano alle discussioni in una determinata direzione. Quest’uomo che ha deciso di uscire allo scoperto perché si diceva disgustato da se stesso, nell’intervista spiega come sia stato presentato al direttore di questa società che retribuiva più persone che partecipavano a varie discussioni su diversi siti riguardanti molteplici argomenti. Lui racconta di esser stato designato come sostenitore di Israele e contare i manifesti anti-israeliani e antisemiti.
L’intervista è davvero interessante perché, se così fosse, vuol dire che c’è una rete di ‘internet shill’ che ben pagati dalle società per cui fanno il loro sporco lavoro, cercano di indirizzare, con metodi anche a dir poco loschi, la massa, in una determinata direzione. Insomma ancora una volta Internet diventa croce e delizia della nostra società, perché se da un lato ci fornisce informazioni che nei mass media nazionali ormai non troviamo più, dall’altra parte ci può far incappare in tremendi sbagli di opinione o, peggio ancora, può addirittura manipolare le nostri menti. Ciò che fa riflettere è che per quanto ci possiamo informare su una determinata questione, leggiamo sempre ciò che ci viene raccontato e determinate volte è davvero difficile capire cosa ci vuole essere raccontato ma forse, soprattutto, cosa ci può essere raccontato.
Da tale spunto si arriva al delicato ruolo dell’informazione e a chi lavora all’interno di questo mondo. Da anni ormai siamo abbastanza scoraggiati sulla qualità delle informazioni che ci vengono fornite. In molti concordano sul fatto che la qualità dei giornalisti sia livellata verso il basso, altri ritengono che giornali, telegiornali, siti internet eseguano solo gli ordini del ‘padrone’. Altri ancora pensano che oramai ci si è schiavi soltanto di una logica di mercato e pertanto più che a informare i cittadini, si pensa solamente a vendere notizie. Al di là delle solite chiacchiere, ritengo che bisogna vedere oltre. Da anni, l’informazione si è assoggettata a logiche di potere, di finanziamenti, di sponsor e di marketing. Non mi sono mai piaciute le tesi complottistiche, per cui non credo a disegni di ‘potenti’ che vogliono creare una società di soldatini che vanno nella stessa direzione e che pensano tutti alla stessa maniera. Anche perché mi chiedo, chi sono questi fantomatici potenti burattinai della nostra stessa esistenza? Troppo semplice prendersela con entità che noi stessi non sappiamo raffigurare.
Vero è che da troppo tempo non vedo non tanto un’informazione che non è libera, in realtà non la vedo serena. Nel senso che ritengo che ci sia una libertà d’informazione e c’è una libertà di fare determinati servizi, ma fin quando su ogni inchiesta, su ogni reportage o anche su semplici articoli di cronaca, ci sarà qualcuno del mondo della politica, della Chiesa o di qualsiasi altra Istituzione che mette becco, ecco allora che l’informazione non è più serena. Fin quando determinati soggetti bussano alla porta di quotidiani, di trasmissioni televisive o radiofoniche per dare delle ‘dritte’ su quali argomenti trattare e su come trattarli, ecco che ancora una volta l’informazione non è serena. E così arriviamo addirittura a società come quella per cui lavorava l’ ‘internet shill’ che magari sotto ordine di qualcuno assumeva personale che doveva manipolare le opinioni della gente comune su argomenti anche delicati.
Se coloro che lavorano nell’informazione non daranno più importanza a simili personaggi che impongono quale tipo di informazione presentare alla massa, l’informazione sarà nuovamente serena e la stessa gente che ci lavora, svolgerà il proprio ruolo in maniera professionale e deontologicamente corretta.