Io guardo dalla morte, ab initio e così sia, nel ventre del mattino oro-unto:
Hemingway che sbircia?
Attaccato ai muri sentenzia, gridando come un dromedario, la derelitta conclusione delle giornate di uno scrittore.
Mattino: sbornia acuta e linguette distrutte lungo i piè di pagina di 3 donne di Bukowski. Prurito alle ascelle e prosciutto annidato nei peli ascellari a mò di palline di Natale semispaccate dalla furia omicida del SenzaDio.
SenzaDio, senza pena, senza donna davanti al mio capezzale, inondato di cugini del bastardo Est?
Si portano ancora il dolore delle fattorie e del cibo per scrofe senza “oink” e….
Puffff il giallo del fieno si assottiglia per cadere nelle bocche del contadino nato stanco. Nasco stanco se adocchio la prematura silenziosità di un libro di Hemingway: i processi promozionali della mia mente rimuginano della insensatezza di un abbandono di ispirazione. Anche mille minuti di attesa potrebbero determinare una ricaduta verso il baratro del Poco e Niente.
Di poco e niente è la mia mattina, come di poco e niente è condito un toast: è portatore di malattie cardiovascolari; le mucche: vanno nelle praterie dell’Inferno/ Direzione Est… se dopo un morso ti accorgi che il grasso sia proibito come il cielo-fieno di una mucca, sola… al buio.
Scrittore Mattutino!
Il lattaio.
Si fottano lui e il latte. Non mi appare bianco, figurarsi bevibile. D’altronde cosa mi induce a preferire un arancio ad una birra durante le prime ore del mattino? Un tornado.
Un tornado, un nottambulo con un pennacchio più lungo della mia coscienza. Mi cola il latte e con denti lattiginosi rido, stremato, al vetro della veranda.
Uccido il tempo, l’esecutore ideologico istigatore mi suggerisce crudeltà espressiva anche mentre bevo un derivato liquido della famiglia dei latticini. Luna, Luna/latticino, stracchino e luna come donna della SCELTA DECISIVA.
Deciso mi fiondo con un rasoio per braccare le gambe del satellite femmina, ma faccio schifo e la mattina il latte è una bevanda per finocchi e falliti redattori di riviste di moda. Odio la moda e odio il gatto sulla pancia del ciccione della Luna.
Qualcuno, di certo, dorme sulla luna?!?!
Non azzardo una vitalizia dimora di un qualcuno, ma cazzo almeno uno scout starà riscoprendo, durante la villeggiatura, la poesia-per-duri.
Bevo questo fottuto latte!!!
Roba da checche e galli cedroni senza palle per svegliare le mucche ed il cielo-fieno. I cieli si svegliano, solo che la sveglia non è terrestre bensì animale e nell’insieme anche catastroficamente naturale. Ovvero: ritorsione della vegetazione che invita libellule a mangiare ragni che a sua volta gridano nelle bocche del contadino dell’Arkansas il quale sberleffa il cielo del Dio Contadino causando un aggrovigliamento di escursione vendicativa che si conclude con UN TORNADO CHE TRASCINA MUCCHE CON FIENO TRA I DENTI.
Mucche con negli occhioni cieli –fieno.
Ancora mattina.
Mucche cielo-fieno.
Birra svedese a basso costo cola dall’appartamento adiacente, latte in cartoni sbrodola sinfonicamente dalle mie orecchie. Io non apprezzo le cascate come ringiovanimento di Mr X dopo una sua scrollata nel bagno pubblico dei disperati aguzzini che si strafanno di occhiolini e scimmiottano con le lucine indicanti OCCUPATO- LIBERO. Siamo tutti occupati o liberi, adesso siamo solo costernati di uscire da uno stadio di occupazione da senzatetto eterni; siamo un emblema del fallimento di una pisciata? I bagni sono sempre occupati e la scimmia preferisce alla fine l’anima nera che la schiena, o peggio il culo.
Culo e anima.
Non ho mai tentato un approccio diretto con la scrittura mattiniera, ma la dama fluttua sui campi irlandesi e i flauti non bramano la morte ma la mia nella sua. Lei sa di boia innamorato e falce cristallina al sole disvelante bugie di seni.
Orazio Labbate