Alessio Grillo, catanese, è un illustratore. Dipinge bellissimi acquerelli e ha scritto la favola illustrata Il gatto Geremia (Algra, 2015). In questa chiacchierata racconta le sue passioni per il disegno e i libri.
Ciao, Alessio, benvenuto nella galleria dei ritratti di lettori. Fra poco appenderemo anche il tuo ritratto, mi aiuti a disegnarlo? Comincia a raccontare qualcosa di te, solo quello che vuoi dire per presentarti ai lettori di LetteraTu.
Cara Rosalia, innanzitutto volevo ringraziarti per la possibilità di entrare a far parte della galleria dei tuoi ritratti di lettori. Come hai accennato tu, sono un grafico/pittore che ha la fortuna di lavorare con quella che è da sempre una passione: il disegno e il colore. Da piccolo, ogni scusa era buona per avere accanto un foglio e qualche matita colorata con cui dare libero sfogo alla mia immaginazione. Crescendo ho cercato di sviluppare le mie qualità artistiche con l’utilizzo di diverse tecniche, dall’acquerello, all’olio, all’arte grafica. Adesso, dopo essermi laureato in Progettazione Grafica all’Accademia di Belle Arti di Catania, mi dedico principalmente all’illustrazione.
Quando hai cominciato a subire il fascino dei libri? Ricordi il tuo primo libro o almeno il primo libro che ti ha appassionato?
Devo dire che la passione per i libri è andata di pari passo a quella per la pittura. Conservo ancora adesso una mini-collezione di fiabe uscite alla fine degli anni ‘80, dai fratelli Grimm a quelle di Andersen, dotate anche di una musicassetta che seguiva la storia. Ma il primo libro che mi lasciò davvero qualcosa di profondo fu L’amico ritrovato di Fred Uhlman, che lessi intorno ai dodici, tredici anni. Mi colpì questa forte amicizia tra due ragazzini, uno ebreo e l’altro cristiano, sullo sfondo di una Germania che si apprestava alla salita al potere di Hitler. Un’amicizia che nemmeno la distanza, l’oscurantismo e il dolore di una guerra riuscirono a distruggere.
Cosa chiedi a un libro?
Sono una persona esigente. Prima di acquistare un libro faccio delle ricerche o chiedo consigli per capire se possa veramente piacermi. Un libro, al di là dello stile in cui è scritto, deve emozionarmi, sorprendermi e, cosa più importante di tutte, coinvolgermi.
Hai scritto anche tu un libro, la favola Il gatto Geremia. Com’è stato trovarti nei panni dello scrittore e dell’illustratore?
Essendo principalmente un illustratore è stato divertente creare il mio personaggio e scrivere una storia che mi permettesse di fargli dire e fare ciò che volevo. Geremia è un gatto che vuole essere una tigre e che quindi, invece di miagolare, ruggisce. Questa sua differenza lo porta però ad essere bersaglio di risatine e prese in giro da parte degli altri gatti, differenza che successivamente lo aiuterà a salvare i suoi amici. Volevo che attraverso una favola semplice arrivasse un messaggio per me importante, e cioè che la diversità (a me piace chiamarla differenza) di una persona può rilevarsi non un ostacolo ma un vantaggio, proprio come succede nel libro. Il gatto Geremia mi ha permesso di spiegare ai bambini, che saranno gli adulti di domani, il rispetto verso tutto ciò che la società etichetta come “diverso”.
Pensi che leggeremo qualche altra cosa di tuo? Sempre favole o altro?
In questo momento mi sto dedicando a tanti lavori per gli altri, ma nei ritagli di tempo sto scrivendo un’altra favola, diversa dalla precedente.
Hai un libro o uno scrittore di culto, uno di quelli che segui e di cui hai letto tutte le opere?
Sì, adoro Elsa Morante. Ogni suo libro, ma lo definirei capolavoro, ha lasciato in me una nostalgia positiva che mi ha permesso di ammirare con occhi nuovi la bellezza del tempo e delle cose. Mi sono appassionato e ho pianto per La Storia e il piccolo Useppe, sono rimasto incantato da L’isola di Arturo e dalle sue vicende sull’isola di Procida, ho amato la raccolta di racconti Lo scialle andaluso. Per me la Morante è una SCRITTRICE senza tempo, che anche i ragazzi di oggi dovrebbero leggere.
Quando un libro non ti piace riesci ad abbandonarlo o devi comunque arrivare all’ultima pagina?
In questo sono cambiato: prima mi ostinavo a leggerlo fino alla fine cercando un risvolto, un colpo di scena che potesse in qualche modo far cambiare l’idea negativa fattami leggendo fino a quel punto. Oggi purtroppo, o per fortuna, non è più così, mi do un limite di pagine, che sono 50, e se nell’arco di quelle pagine il libro non mi prende e non suscita il mio interesse lo metto da parte, anche se a malincuore. Del resto ci sono talmente tanti libri e talmente tante storie da leggere che non è possibile perder tempo con qualcosa che non ci piace.
Di recente si è celebrato il Social Book Day. Cosa pensi della scrittura ai tempi dei social e della promozione della lettura attraverso i social?
Io uso moltissimo i social, perché credo siano un mezzo, se utilizzato coscientemente, diretto e semplice, per interagire con il mondo. Sono assolutamente a favore di eventi o campagne che hanno come scopo quello di educare e sensibilizzare la gente alla lettura, come il Social Book Day. Bisogna cercare di sfruttare la parte positiva, buona del social, e se tanta gente attraverso queste piattaforme riesce a esprimere se stessa per mezzo della scrittura, raggiungendo immediatamente un pubblico vasto, ben venga.
Grazie, Alessio, per il tuo tempo e le tue risposte.
Grazie a te, cara Rosalia.