Due donne. Due carrelli della spesa. Erica e Tea.
Erica è una bancaria molto moglie (di Michele), molto mamma (di Viola e Gu, ovvero Gustavo), molto cuoca e infermiera e autista.
Tea è una star televisiva. Il marito, Riccardo, più vecchio di lei, più colto di lei, a disagio con la parola amore e pure con il sentimento che la parola definisce, chiama soap opera il programma televisivo molto popolare di cui Tea è protagonista, Testa o cuore (che serve a riempire il carrello della spesa per entrambi, anche se non molto perché il rapporto di Tea con il cibo sfiora l’anoressia). Tea ha alle spalle una famiglia tradizionale che le faceva andare il sangue in colla, come dice lei. Riccardo è funzionale al suo bisogno di non riprodurre quel tipo di struttura protettiva e soffocante. Riccardo è Peter (Pan) e Tea è Wendy. Riccardo/Peter non vuole che Tea/ Wendy cresca. Pretende che lasci la finestra sempre aperta per lui, che svolazza in giro e poi torna. Se se ne ricorda. Quando gli va.
Erica, che viene da una famiglia scompaginata, ha voluto fortemente, al contrario, una famiglia sua di cui essere il perno. Una rapina in banca le squinterna però tutte le certezze e tra la testa e il cuore si affacciano inquietudini che la rendono meno moglie, meno mamma, meno cuoca e infermiera e autista.
Sto ancora leggendo questo romanzo di Chiara Gamberale, in un formato mignon: libri non più grandi di un’agendina (collana Flipback di Mondadori). Apprezzo quest’autrice per la leggerezza con cui racconta i piccoli inferni privati di gente comune. Non ho idea di come vada a finire e nemmeno mi importa molto comunicarlo, da questo blog, ai potenziali lettori. Voglio però segnalare alcune pagine che mi sono piaciute molto, in cui con soave spietatezza la Gamberale orchestra una sequenza che mi piacerebbe vedere al cinema; ne emerge un certo modo di essere e atteggiarsi a intellettuali che risulta insopportabile non solo per chi intellettuale non si crede e non vuol essere, ma anche per gli intellettuali che non hanno perso il contatto con la realtà. La cornice è il funerale di un’artista, alternativo e parallelo a quello religioso voluto dalla famiglia. Gli amici intellettuali della defunta la commemorano con rituali che uno dei partecipanti così folgora e liquida, in un dialogo con Tea, presente come ruota di scorta del marito troppo figo, snobbata dalla sua corte di intellettuali doc, lei che con la partecipazione a una trasmissione di successo guadagna abbastanza da consentirgli di baloccarsi con il problema della finestra aperta di Wendy:
“‹‹Ma secondo lei scopano, questi?›› mi sussurra.
‹‹Chi?››
‹‹Gli amici di mia nipote. Questi quattro scemi che stanno parlando. Secondo me no. È l’unica giustificazione che posso dargli. Proprio non si rendono conto che non è morta solo un’artista, ammesso e non concesso che mia nipote lo fosse?››
‹‹Secondo me lo era.››
‹‹Ma chi se ne frega! Insomma, è morta una persona. Forse non se ne accorgono perché loro per primi sembrano, persone. Ma non scopano e allora non possono esserlo fino in fondo, poverini. Che ne pensa lei?››
‹‹Io…››
‹‹Non mi dica che le pare una commemorazione, questa. È un coito interrotto, ecco cos’è. Se lo sapevo andavo in chiesa: meglio ascoltare un passo della Bibbia che una terza pagina di quotidiano scritta male.››
Riccardo si accorge che lo zio di Claire sta parlando con me.
‹‹Ho partecipato ai suoi seminari su Rabelais›› gli dice.
‹‹Appunto›› dice lui, sempre rivolto a me. ‹‹E comunque complimenti per “Testa o Cuore”. Non perdo una puntata.››
Torna a girarsi.
‹‹È così ironico›› commenta Riccardo.
‹‹Ironico?››
‹‹Figurati se uno come lui guarda la televisione.››”
Ecco. Questi sono Tea e Riccardo. Peter e Wendy. Magari, adesso che ve li ho presentati, vi viene voglia di leggere la loro storia. Che si intreccia a quella di Erica e Michele e di altri personaggi di contorno abbastanza interessanti.
Rosalia Messina