C’è chi scrive per passione, chi lo fa per lavoro, chi invece perché ne è capace. C’è chi scrive per mandare un messaggio chi invece usa le parole come passatempo. Infine c’è chi scrivendo lascia un segno indelebile nell’arte dando una nuova rotta alla letteratura.
Io oggi scrivo per raccontare di un uomo che con la scrittura ha marchiato la letteratura del secolo scorso. Io oggi scrivo di lui con tutto il rispetto necessario per parlare di Gabriel Garcìa Marquez.
Lo dico da subito, non ho intenzione di scrivere una biografia, la rete è piena di date e informazioni, oggi voglio parlare di un artista eccezionale nei panni di chi cerca nella scrittura una strada e uno stile.
Ci sono migliaia di libri, romanzi, saggi, raccolte di racconti, ed esistono moltissime maniere di raccontare e descrivere anche le vicende e le cose più semplici, ma sono pochissimi coloro che riescono e toccare l’animo di tutti come se quelle storie e le parole di cui sono composte esistessero da sempre nelle loro vite. Uno di questi è Gabriel Garcìa Marquez che nonostante avesse esordito nel mondo letterario tra il 1947 e il 1955, si elevò a scrittore di fama mondiale con il suo capolavoro Cent’anni di solitudine. A questo seguirono tra gli altri L’autunno del patriarca e L’amore ai tempi del colera, nuovi e impattanti esempi di quello stile e quel genere che lo scrittore aveva creato rigenerando e fondendo la narrativa fantastica tipica del romanticismo e il modello del poema lirico, epico e mitologico, che aveva preceduto la nascita del romanzo di impostazione moderna.
I romanzi di Gabriel Garcìa Marquez, e soprattutto quello di maggior successo, sono quel genere di libro il cui titolo viaggia di bocca in bocca, coinvolgendo lo spirito tanto del lettore occasionale quanto quello del lettore più impegnato. Critica intellettuale e lettori si uniscono consacrando le sue parole.
Opere che diventano immortali, che passano sul grande schermo e che stregano le nuove generazioni come fossero state scritte per loro, come se non avessero alle spalle il loro buoni quarant’anni. Insomma opere senza tempo.
L’amore spassionato e costante di Florentino che non si realizzerà prima di “cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni, notti comprese“, la famiglia Buendìa coinvolta in vicende che si ripetono sempre a distanza di generazioni, le menzogne e le sofferenze subite da Sierva Maria de Todos los Angeles ritenuta da tutti serva di Satana e rinchiusa in un convento di monache di clausura. In queste storie Gabriel Garcìa Marquez crea un genere, un filone, una riscoperta dell’America latina e dei suoi scrittori. A lui si sono ispirati Isabel Allende e Paolo Coelho, scrittori di grande fama e riconosciuti in tutto il mondo.
Il web si commuove per la morte di Gabriel Garcìa Marquez, avvenuta il 17 aprile all’età di 87 anni. I messaggi su tutti i social network hanno visto l’intervento di moltissimi capi di stato e personaggi famosi. Noi oggi lo salutiamo consapevoli che per incontrarlo o per scoprirlo ci basterà sederci in poltrona e aprire uno dei suoi libri.