Non era certo un’eccezione, durante il Medioevo, l’incontro di una religiosità fervente, mistica e totalizzante con l’universo della scrittura. E i risultati, nella varietà di stile e di genere letterario, sono stati sempre a dir poco sorprendenti.
Nata a Siena nel 1347, morta a Roma nel 1380 e canonizzata nel 1461, Caterina ha sprigionato un fascino particolare dalla predicazione alla morte, dalla canonizzazione alle epoche successive e fino ai giorni nostri: ha goduto, in vita, di un’autorità eccezionale, e possiamo affermare con certezza che mai una voce femminile era fino ad allora riuscita ad avere un rilievo tale nella letteratura italiana. Misticismo, rapporto quasi “fisico” con la sfera divina, conosenza di sè, impegno politico e presenza sociale si intrecciano splendidamente nella sua scrittura, pervasa da un impeto di rara forza.
Santa Caterina compone le lettere (scritte però non di sua mano, ma sotto dettatura) con l’intenzione di modificare il mondo circostante, di confrontarsi con esso e di renderlo migliore: è come se la Santa si impegnasse in uno sforzo di bene supremo in una condizione, umana e sociale, quasi disperata. Vengono composte nel decennio che va dal 1370 al 1380; i destinatari sono molto vari, di fatto rappresentano tutte le classi della società.
Una sfera personale, intima e prettamente spirituale si mescola – come abbiamo detto – ad un impegno sociale e politico, che nell’epistolario si manifesta soprattutto nello sforzo di ottenere il ritorno della sede papale da Avignone a Roma e una crociata in Terra Santa, oltre ad una più generale riforma interna della Chiesa. Dal punto di vista spirituale, invece, emerge un fervore straordinario, che si traduce in un rapporto personale con Cristo e la sua Passione. Tutto ciò risulta evidente nella struttura formale stessa delle lettere: l’incipit è sempre Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce; segue l’appello al destinatario e quindi la formula fissa Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo e infine c’è l’introduzione dell’argomento che funge da tema principale dello sviluppo della lettera.
Carità, benevolenza, virtù cristiane, invito alla conversione ma soprattutto alla riflessione sulle azioni umane sono i principali fili conduttori attorno a cui si snoda l’epistolario, nel quale non può mancare l’esaltazione – tra tutte le virtù – dell’umiltà, di cui Caterina è stata testimone esemplare.
Alcune missive sono prettamente mistiche, altre più “pratiche” (come quelle rivolte ai mercanti e agli artigiani, il cui mondo Caterina ben conosceva per motivi familiari). Ma sempre presente rimane il desiderio, straordinariamente forte per una donna del Medioevo, di far sentire la propria voce di speranza in un mondo dove dominano la violenza e il sangue.