Corre l’anno 1957 quando Mario Luzi, poeta già affermato, pubblica Onore del vero, una delle sue sillogi poetiche più importanti. Nato a Castello, presso Firenze, nel 1914, Luzi si è ritagliato un posto importante nella storia della letteratura italiana del XX secolo: attivo sostenitore della cultura ermetica e cattolica, ha partecipato intensamente alla vita culturale degli anni ’30, quando – soprattutto a Firenze – si intrecciano diverse correnti artistiche e letterarie. Mario Luzi è poeta spesso oscuro, talvolta difficile, ma sempre animato da una grande tensione intellettuale ed emotiva che cerca il perchè delle cose, il senso dell’esperienza e della civiltà umana. La sua prima raccolta poetica (La barca) è del 1935. Da allora il poeta sembra muoversi principalmente sul binario dell’ermetismo fiorentino: la sua parola, infatti, anela ad una verità segreta e inafferrabile, e si esprime con immagini balenanti e sfuggenti.
Con Onore del vero la critica ha riconosciuto un Luzi diverso, sicuramente più maturo. Si è parlato di un passaggio, con quest’opera, dall’ermetismo al realismo (anche se non è propriamente così, nel senso che le immagini di vita quotidiana sembrano celare comunque un significato più profondo). Senza approdare a nessuna ideologia veramente realista, il poeta riconosce fino in fondo il valore della realtà, scoprendo la verità nelle cose più povere e fragili, nelle occasioni più banali della vita quotidiana, nei gesti semplici di cui egli afferma l’onore. E attingendo ad una lunga tradizione di ascendenza classica, Luzi ritrova il valore delle cose vere e semplici nella vita contadina, di cui esalta l’ambiente (la campagna), le radici (in un Paese, come l’Italia del poeta, in cui queste sono ancora molto forti) e lo stile di vita povero ed essenziale. È un mondo nel quale si crea grande condivisione e solidarietà nella piena accettazione di una vita cristiana e sofferente, che qualche volta trova la possibilità di viaggiare con la fantasia e immergersi direttamente in episodi del passato o della storia sacra (è il caso della poesia Epifania, in cui il poeta partecipa al corteo dei re Magi), riflessi di una religiosità latente che alberga nell’animo del poeta.
Un animo, in ogni modo, da cui emerge sofferenza e amarezza: sembra quasi che Mario Luzi si sforzi di trovare la risposta ai suoi interrogativi, ma che – in fondo – non vi riesca a pieno.
Da Onore del vero emerge l’inquietudine di un uomo in piena crisi novecentesca: ed è certamente il testamento letterario più importante di uno scrittore che crede ancora nel valore pieno della poesia.