Sono una forte lettrice : non so con precisione quanti libri all’anno leggo, come non saprei dire quanti chili di frutta o quanti tubetti di dentifricio consumo. Il libro è per me un bene di prima necessità: anzi, se si potesse, lo comprerei in farmacia pagando un ticket minimo, dopo aver dimostrato tramite certificato medico di essere dipendente dalla lettura in maniera irreversibile (ah, che bei sogni…).
Con questa velata allusione intendo dire che l’acquisto di decine e decine di libri ha un certo peso nel bilancio economico della mia famiglia: per tale ragione non mi lascio sfuggire sconti e offerte di nessun genere e –mea culpa, mea maxima culpa– talvolta acquisto su Amazon.
Confesso che ho peccato
Consideratelo come un gesto estremo di legittima difesa. Mi spiego, le librerie sono il luogo in cui mi sento maggiormente a mio agio, dopo casa mia: in quell’abbondanza mi aggiro con l’acquolina in bocca, passando dall’uno all’altro libro senza mai esser sazia, uscendo sempre con un nuovo acquisto e molti rimpianti. Ancor più mi alletta una libreria indipendente, fuori dalle grandi catene, spesso “accoglientemente” caotica e con un libraio innamorato di libri almeno quanto me. Devo tuttavia ammettere che il prezzo di questa passione è esagerato e -pur senza voler valutare un libro dal suo “spessore” fisico- spesso mi chiedo per quale motivo dovrei pagare venti euro per un volumetto in brossura con sovraccoperta lucida, ma di pochissima “durata” di lettura.
Da qui il mio traviamento con Amazon, ma con grandi sensi di colpa nei confronti di tutti i miei amici librai, anche quelli che non conosco e sperduti in luoghi che non visiterò mai.
In Francia, allons enfants!
Per questa ragione, la legge Filippetti appena varata (il 3 ottobre scorso e all’unanimità) in Francia e subito ribattezzata come legge “anti-Amazon” ha attirato il mio interesse (coda di paglia, si chiama).
La legge Filippetti inserisce nella legge Lang del 1981 sul prezzo unico del libro un paragrafo che stabilisce che, in caso di libri spediti all’acquirente, il venditore non potrà cumulare lo sconto del 5% con la gratuità delle spese di spedizione. Tale vantaggio -proposto da Amazon e da altri operatori online- è considerato concorrenza sleale e come tale è stato già oggetto di proteste da parte delle librerie indipendenti francesi. La Francia ha una delle reti di librerie più dense al mondo, con 3500 librerie tradizionali, di cui almeno 700 indipendenti . E i francesi, dotati di grande spirito corporativo, hanno dato battaglia non solo dal punto di vista legale, bensì sul terreno stesso dei loro nemici, Internet, creando a Parigi un consorzio di librai indipendenti che comprende 67 librerie e offre ai clienti la possibilità di ordinare libri online in uno qualunque degli affiliati, a condizione di andarlo a ritirare di persona. http://www.parislibrairies.fr/
Dal canto suo, com’era prevedibile, Amazon ha duramente criticato la norma che giudica discriminatoria e nociva al potere d’acquisto dei francesi.
E da noi? Beh, non va proprio così…
In Italia la legge Levi fissa al 15% lo sconto massimo applicabile ai libri, il quale può alzarsi fino al 20/25% oppure divenire libero in casi ben delimitati, ma questi casi sono in ogni modo “aggirati” dai Grandi Gruppi e dalle librerie loro affiliate, soprattutto quando si parla di “libri pubblicati da almeno venti mesi e dopo che siano trascorsi almeno sei mesi dall’ultimo acquisto effettuato dalla libreria o da altro venditore al dettaglio”.
Inoltre, a peggiorare una tendenza già fortemente a discapito delle librerie indipendenti, il 2 ottobre scorso, il Presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, ha presentato delle “Proposte di riforma concorrenziale ai fini della Legge annuale per il mercato e la concorrenza per l’anno 2013”, per “eliminare il tetto agli sconti sui libri che limita la libertà di concorrenza dei rivenditori finali, senza produrre sostanziali benefici per i consumatori in termini di servizi offerti o di ampliamento del numero di libri immessi sul mercato” (ah, davvero?!?)
L’Antitrust, riassumendo, invece di sostenere le ragioni dei piccoli imprenditori del settore del libro e appoggiare la legge Levi, pare schierarsi a favore dei Grandi Gruppi (Mondadori, Gems, Rizzoli e Feltrinelli). Per questa ragione, editori e librai indipendenti stanno firmando un appello perché l’Antitrust ritiri tali proposte. L’appello e i commenti di addetti ai lavori sono qui http://leggesulprezzodellibro.wordpress.com/category/adesione-allappello/ .
E io con chi sto?
Domanda retorica. Ammetto che il mio cuore batte in una piccola libreria di provincia più forte che in una megalibreria bianca e rossa e tutta neon. E ovviamente immensamente di più che davanti ad uno schermo luminoso dove le pagine posso solo immaginarle, anche se mi offrono le spese di spedizione se acquisto per più di diciannove euro (praticamente il costo di un libro!). La soluzione proposta dalla legge Filippetti mi pare abbastanza equa nei confronti del mio cuore, del mio portafogli e dei miei innumerevoli sconosciuti amici librai.
E basterebbe tanto così, un piccolo paragrafo.
Dedico questo articolo a Christian V. della libreria indipendente Tulipe Librairie Impressions, che chiuderà tra pochi giorni. E a tutti i librai indipendenti che ancora resistono.