“Che disastro!”. È quello che ho pensato martedì scorso appena ho visto le foto dei resti di ‘Città della Scienza’ che hanno fatto il giro del mondo. Circa 12 mila metri quadrati devastati dalle fiamme. I dipendenti, in lacrime, devastati dal dolore. Così come gli animi di tutti coloro che hanno provato rabbia e frustrazione nell’apprendere che ‘Città della Scienza’, un’eccellenza della città di Napoli, non esisteva più. Materialmente sono andati in fumo opere ed esposizioni che conteneva il museo; quest’ultimo rappresentava un sogno, un progetto del futuro, rappresentava una solida realtà che portava 350 mila visite annue.
Nata per volontà di Vittorio Silvestrini, presidente della fondazione Idis, una Onlus di divulgazione scientifica, ‘Città della Scienza’ nel 1996 vede l’apertura del suo primo lotto. Il museo interattivo volto alla diffusione della scienza con speciale interesse nei confronti dei più giovani, terminerà nel 2009. Ora, tutto ciò non può svanire nelle fiamme. Tutto ciò non può finire. Ripartirà l’opera di ricostruzione, stavolta la volontà sembra più forte di sempre. L’evento ha scosso gli animi e non si può restare indifferenti dinanzi a tale scempio, dinanzi a tale disastro. La magistratura farà le sue indagini, sono seguite varie piste, non si esclude nessuna ipotesi. Resta però il fatto in sé, un triste evento che sembra più duro da digerire, ennesimo colpo sferrato alla città di Napoli, ennesimo colpo subìto dai cittadini partenopei.
Ma c’è un disastro nel disastro, o meglio un ‘doppio disastro’: sto parlando di ciò che hanno combinato le varie giunte comunali che si sono succedute dagli anni ’90 fino ai giorni nostri. ‘Città della Scienza’ si trova a Bagnoli, zona che un tempo ospitava il complesso industriale ‘Italsider’, chiuso nel 1992. Già nel 1990, quando si prevedeva la fine del suddetto polo industriale, partirono dei progetti di riqualificazione. Nel 1996 viene costituita la ‘Società Bagnoli S.p.a.’ per volontà dell’Iri, Istituto per la Ricostruzione Industriale, onde attuare il ‘Piano di recupero ambientale dell’area di Bagnoli’ già deliberato nel 1994. Il progetto non decolla e allora il 24 aprile 2002 nasce la ‘Bagnolifutura S.p.a’, Società di Trasformazione Urbana che ha l’obiettivo di realizzare gli interventi di trasformazione urbana previsti dal Piano Urbanistico Esecutivo Bagnoli-Coroglio. Gli azionisti della ‘Bagnolifutura S.p.a.’ sono il Comune di Napoli (90%), la Regione Campania (7,5%) e la Provincia di Napoli (2,5%). Da allora però quel futuro non è mai diventato presente, e l’area di Bagnoli è rimasta così com’era, con una sola cattedrale nel deserto: ‘Città della Scienza’.
La storia di tutti i progetti, di tutti i soldi buttati al vento, di tutte opere mai portate a termine dalle varie giunte, di tutte le parole dette, rappresenta l’altro disastro. A mio avviso se ‘Città della Scienza’ fosse sorta in ciò che doveva essere realmente Bagnoli, tutto ciò non sarebbe accaduto. Se tale museo non fosse stato abbandonato a se stesso, forse, adesso non staremmo a parlare di ricostruzione, di nuove speranze, dell’ennesimo appello lanciato ai cittadini. Per quanto essi possano comportarsi in maniera eccelsa, senza che le Istituzioni funzionino alla perfezione, non si può andare molto lontano. Per sottolineare il fatto che ‘Città della Scienza’ fosse ormai abbandonata a se stessa, cito il giornalista Vittorio Del Tufo e il filosofo Aldo Masullo che hanno detto la loro in due articoli pubblicati dal quotidiano di Napoli ‘Il Mattino’. Il primo descrive ‘Città della Scienza’ come “Un avamposto isolato, una trincea abbandonata al volontariato di chi ci buttava il sangue ogni giorno, un presidio di cultura lasciato scelleratamente indifeso. […] Un’eccellenza circondata dal niente, il simbolo della cultura abbandonata, una cattedrale nel deserto industriale e post-industriale di un quartiere che sembra vivere, e marcire, in un eterno limbo di irrisolutezza e degrado”.
Per Aldo Masullo “Città della Scienza è una piccola oasi di vivificanti esperienze intellettuali nel mezzo di un gran deserto intossicato”. Far rinascere ‘Città della Scienza’ è fondamentale, ma bisogna farla rinascere in un contesto ottimale dove un museo del genere merita di sorgere. Chi di dovere, con politiche e progetti seri, deve capire che non possiamo più permetterci un doppio disastro del genere, la cultura è l’anima di una società, e se si svilisce la cultura si svilisce la vitalità della stessa città in cui si vive rendendola una città fantasma. E Napoli non può diventare una città fantasma.
Ma un messaggio di speranza si deve sempre darlo e allora concludo con le parole di Vittorio Silvestrini, presidente della Fondazione Idis, rivolte ai dipendenti di ‘Città della Scienza’.
Nel momento in cui ho visto anni di lavoro andare in fiamme e in fumo ho provato un grande sconforto. Poi ho realizzato che quello che stava bruciando erano solo mura, mattoni. Quello che fa ‘Città della Scienza’ siamo noi stessi, è un sogno fatto di umanità e pensiero. E tutto questo non ci sono fiamme che possano bruciarlo. E allora mi sono detto che la ‘Città della Scienza’ è un progetto che mantiene completamente il suo valore.