“Premetto che non so perché sono venuta qua. Insomma, io non ho niente da dire, sto benissimo.”
“…”
“Ma sì, l’ho fatto per fare felice mia madre, diciamola tutta. Ha così insistito perché venissi qua. Dice che non le parlo mai. Mah, a me sembra sia il contrario. Vabbè…”
“…”
“Non che in casa non parli. Anzi, parla eccome, ma non con me. Si lamenta, si lamenta, si lamenta di continuo. Troppa roba da lavare, troppa roba da stirare, troppa roba da stendere, dice. Piange sempre sul passato, continua a ripetere che quando c’era papà si stava bene, oh come si stava bene.”
“…”
“Certo che quando c’era papà si stava bene, ma lui non c’è più, ormai sono tre anni che è morto. L’ho accettato io e non l’ha accettato lei. Mi sembra di avere a che fare con una bambina, capisce? Come se la mamma fossi io e lei la figlia da difendere. Ha cinquant’anni, ormai! E sono passati tre anni, tre!”
“…”
“Forse a volte sono troppo dura con lei. Si lamenta a voce alta e le rispondo male come se si lamentasse con me. Lo capisco. Anche a me manca papà, ma cerco di non pensarci. Studio, lavoro, quando sto in casa vorrei solo riposarmi, capisce? E’ difficile farlo se lei si lamenta di continuo… Come se solo lei avesse da sgobbare.”
“…”
“Con mia sorella? Oh, per carità, peggio che con mia madre. Quella almeno si lamenta, ma lei… Niente, zero. Non una parola, un sospiro. Mi chiedo se almeno a scuola parli con qualcuno, se alle interrogazioni spiccichi qualche parola o faccia scena muta…”
“…”
“…in fondo però, poverina, è così piccola. E’ sempre stata molto più fragile di me. Io mi ricordo che alla sua età scendevo in cortile e facevo la lotta con i ragazzi. Sul serio! Giocavo a pallone, facevamo i tornei in bicicletta…tutte queste cose da maschi. E vincevo quasi sempre. Non mi faceva paura una sbucciatura al ginocchio, una caduta dall’altalena. Niente. Lei invece tutta piccolina e debole, fra un po’ piange perché si è sporcata il grembiule con il gelato.”
“…”
“Ma no, il problema è mamma. Niente da fare, non riusciamo a legare. Troppo distanti, troppo diverse… Papà era il ponte che legava me a lei. Quando c’era lui, anche se non diceva nulla, riuscivamo a comunicare. Bastava che si sedesse a tavola a guardare la tv mentre mangiavamo i cappelletti che magicamente incominciavo a parlare a mamma, a raccontarmi. A scuola ho fatto questo, a pallavolo oggi abbiamo vinto, tutte quelle cose là che sembra non vogliano dire nulla ma rendevano me e mia mamma così vicine, così unite…”
“…”
“Sì, mi manca papà, ma mi manca anche mamma. E’ dura averla vicino e non sentirla parte di me. Avvertire la sua presenza ad un palmo da me e non riuscire a fare niente, a dire niente per…non so, anche solo per dirle che ci sono, che è dura per entrambe, che anche se le sembra di morire sarà più viva che mai.”
“…”
“Lei ha mai perso qualcuno? E’ mai stata vicino a qualcuno che ha perso la mamma o il marito e che però ancora non s’è rassegnato all’idea? Ecco, forse potrebbe capirmi.”
“…”
“Non so, lei cosa mi consiglia di fare? Io provo a parlarle, ad abbracciarla, a tornarmene a casa con una vaschetta di gelato e un dvd… Ma niente, non parla, o se parla dice due cose e poi si incupisce subito. Mi sento come bloccata, in una strada senza uscita…”
“…”
“…”
“Bene, l’ora è terminata. Ci vediamo la prossima settimana. Io direi sempre a quest’ora, se non è un problema. 60 euro, va bene?”