Tutte le classificazioni del mondo non renderebbero mai e poi mai giustizia all’album di fotografie che nella mia mente si concretizza ogniqualvolta mi trovo tra gli scaffali di una libreria.
Le librerie indipendenti, quelle di piccole dimensioni, frequentate – ebbene sì – da poche persone, che spesso si (ri)conoscono tra loro, ospitano un target di lettori abbastanza uniforme: chi si rivolge alla libreria della propria città piuttosto che alla grande distribuzione ha chiaramente le caratteristiche di quello che le statistiche definirebbero “lettore forte”. Il lettore forte sa come muoversi, è a suo agio tra i vari generi letterari, sa dove cercare, spesso si accomoda sulle poltroncine offerte dal locale per godere di piccoli momenti di piacere, isolato dal resto dell’ambiente; può capitare che si intrattenga anche per qualche ora, e che magari si allontani scambiando un saluto caloroso con la cassiera, assiduo frequentatore ai suoi occhi.
Ma è quando mi trovo negli spazi ampi dei grandi nomi editoriali che dinanzi a me si aprono innumerevoli immagini. E’ qui che la mia fantasia si diverte a incastrare persone/personaggi all’interno di improbabili storie che li designano come lettori deboli, inesperti, impauriti, topi da biblioteca…
Innanzitutto, non è una conseguenza che chi entri in una libreria sia un lettore. Le molteplici offerte che, al giorno d’oggi, la grande distribuzione offre, attraggono vere e proprie comitive, concedendo l’ingresso a ragazzi che hanno avuto in mano solo e soltanto i libri di testo scolastici, e talvolta neanche quelli. L’ultima PSP, i dvd di Twlight, e poi i calendari, le bambole, le t- shirt. La scelta è vasta, e l’attrattiva verso i “non lettori” fortissima.
Prestando particolare attenzione – ma, questa, è prerogativa solo degli osservatori diligenti – è possibile scorgere il “lettore indeciso”, il cui sguardo crucciato e i movimenti confusionari sono segni evidenti della sua incapacità di scegliere. Prende il primo romanzo, lo ripone. – Ma forse andava bene… Aspetta! Ma c’è l’ultimo libro di Camilleri. No, meglio lasciar perdere, non ho letto ancora nulla di lui, conviene cominciare dal primo, tutt’al più. Meglio un classico. Magari quel lettore uscirà dalla libreria col libro primo in classifica, best seller sotto braccio e via.
C’è poi qualcuno che cammina apparentemente indisturbato, gli occhiali spessi sul naso, foglietto di carta in mano, l’aria da disadattato, ed è quello che gli addetti all’Info Point temono più di tutti. Ha pretese impossibili, non è mai soddisfatto del servizio che gli viene offerto, a volte è saccente. Insomma, è il “lettore fissato”, come lo chiamerebbe il nostro Benni. Cerca non si sa ancora bene cosa, convinto anche che questo qualcosa esista (ma anche l’addetto al pubblico più disponibile ormai ha perso le speranze) e che ci siano motivi particolari a negargli la sua personalissima esperienza di lettura.
Quando mi guardo intorno, sorrido all’idea che qualcuno di questi lettori possa aver classificato me in una categoria piuttosto che in un’altra, e mi chiedo effettivamente a chi sono più vicina.
Diremo senza problemi che sono la Lettrice, come ne parlava Calvino.
“Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c’è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: «No, non voglio vedere la televisione!» Alza la voce, se no non ti sentono: «Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!» Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida: «Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!» O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace.”
Immagino sia questo che faccia di una persona un Lettore, anche con le sue manie.
La scelta di leggere è sempre la migliore. E mi piace ricordare quello che scrisse Pascal Mercier:
“C’erano quelli che leggevano e poi c’erano gli altri. Ci si accorgeva subito se uno era un lettore oppure no. Tra gli esseri umani non c’era differenza più grande.”