Dal XIV rapporto di ‘Almalaurea’ sulla condizione occupazionale dei laureati, presentato qualche settimana fa a Roma presso la sede della Conferenza dei Rettori, emerge un quadro davvero poco rassicurante per i giovani neolaureati. La disoccupazione cresce, gli stipendi calano e così il mondo del lavoro resta una lontana chimera da raggiungere nonostante si abbia conseguito un importante traguardo come la laurea. Il rapporto sopracitato si basa sullo studio effettuato su un campione di 400mila laureati. La percentuale dei giovani che sono ancora in cerca di impiego è aumentata in confronto all’anno scorso: dal 16% al 19% per chi ha conseguito un titolo triennale e dal 18% al 20% per coloro che hanno conseguito anche la specialistica.
E così aumentano i lavori con contratti a tempo determinato e interinale. Ma non manca chi si offre al lavoro nero: il 6% dei laureati con titolo triennale, il 7% dei laureati specialistici ed infine l’11% dei laureati a ciclo unico. Dal rapporto si evince anche che le retribuzioni sono in calo: 1.105 euro al mese per un laureato di primo livello, 1.080 per gli specialistici e 1.050 per i laureati a ciclo unico. Paragonato allo scorso anno, tale percentuale rappresenta un calo che va dal 2% al 6%, ma se andiamo al 2007, la percentuale sale al 13%. Continuiamo ancora con le cifre, osservando da vicino come dal 2008 allo scorso anno sia aumentata la percentuale di disoccupazione dei neolaureati e di come invece sia diminuita quella riguardante le retribuzioni. Nel 2008 il tasso di disoccupazione per i laureati di primo livello era dell’11,3%, nel 2009 del 15,1%, nel 2010 del 16,2%, nel 2011 del 19%. Le retribuzioni erano di 1.210 euro nel 2008, 1.192 nel 2009, 1.149 nel 2010, 1.105 nel 2011. Per i laureati specialistici la musica non cambia: il tasso di disoccupazione nel 2008 era pari al 10,8%, nel 2009 al 16,2%, nel 2010 al 17,7% e nel 2011 al 20%. Le retribuzioni nel 2008 raggiungevano i 1.205 euro, nel 2009 i 1.133 euro, nel 2010 i 1.078 euro e nel 2011 i 1.080 euro. Oltre questi dati se ne aggiunge un altro che non dà certo lustro al Belpaese: la quota dei laureati si attesta al 20% della popolazione con un’età compresa tra i 25 e i 34 anni, contro la media Ocse pari al 37%. In Francia si giunge al 43%, nel Regno Unito al 45% e in Giappone al 56%.
Se poi si aggiunge che nemmeno le Università stanno al passo coi tempi e non aiutano i propri neolaureati ad entrare nel mondo del lavoro, allora il quadro si fa ancora più nero. Infatti, secondo uno studio effettuato dalla società ‘Bachelor’, una multinazionale italiana che da 12 anni si occupa di ricerca e selezione di neolaureati fino a 48 mesi dalla data di laurea, solo il 35% degli atenei pubblica i curricula dei laureandi e dei laureati sul proprio sito in modo che le aziende possano accedere a questa enorme massa di dati in maniera chiara e trasparente. Su quest’ultimo dato si è espresso Michele Tiraboschi, giuslavorista che dirige l’ ‘Adapt’, Associazione per gli Studi Internazionali e Comparati sul Diritto del lavoro e sulle Relazioni Industriali. “Le università spesso non sono a conoscenza delle richieste delle aziende. Certo ora sono persino vincolati dal ‘Collegato Lavoro’ che impone la pubblicità di tutti i curricula in maniera trasparente e che di fatto mette nero su bianco quanto prevedeva già la legge Biagi e la sua borsa-lavoro”. Il ‘Collegato Lavoro’ è la legge delega 183/2010 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 262 il 9 novembre 2010, entrata poi in vigore il 24 novembre 2010.
Infine anche Luigi Frati, rettore della ‘Sapienza’, ha detto la sua su come si può aiutare i giovani a trovare impiego. “E’ necessario inserire un collegamento tra il mondo dello studio e il mondo del lavoro. Alla ‘Sapienza’ sta partendo un accordo con Federlazio, per le piccole e medie imprese sul territorio. Abbiamo 25mila laureati l’anno a cui dover dare risposte”.