Concepito in circa venti anni, il Paradiso perduto ha come motivazione principale quella di dimostrare come Adamo ed Eva furono puniti, perché peccarono e vennero scagliati sulla Terra scegliendo il Male anziché il Bene. Puniti dall’implacabile condanna di Dio, le due prime creature umane furono cacciate dall’Eden e destinate a vivere in un luogo dominato da guerre, dolore e morte. Destinati all’infelicità, incerti e soli, in un luogo sconosciuto, ignaro del loro Amore.
Pur reggendosi su una storia tremendamente drammatica, l’opera di Milton vive di delicatissime sfumature, molte volte idilliache, e tante altre ricche di armoniosa musicalità, e che la rendono ancora oggi tanto affascinante quanto suggestiva. Ma soprattutto un capolavoro eterno grazie alla sua incredibile capacità di trasfigurare in chiave moderna la visione biblica più famosa in assoluto, riuscendo a rendere vividi e plausibili i sentimenti di Adamo ed Eva e plasmando, con straordinario vigore poetico, l’indimenticabile e imperitura figura di Satana, oscuro e lungimirante profeta dei nostri tempi.
Milton ci presenta quindi Adamo ed Eva completamente privilegiati in fatto di gratificazione dei sensi, ad ogni piacere di umani sensi esposti:
…tutte quante [creò] con la stessa
perfezione e da un’unica e prima materia, dotate
di forme varie e differenti gradi di sostanza,
e le cose che vivono, di vita;
[…] i fiori e i frutti
alimento dell’uomo, in scala graduale sublimati,
tendono a farsi spiriti vitali, all’animale, all’intellettuale;
e danno vita e senso, fantasticheria e intendimento,
da cui l’anima riceve la ragione…
Dalle parole dell’Arcangelo Raffaele s’intuisce come il poema affronta argomenti vastissimi per complessità, e che Milton non evita: la Materia è mezzo dei sensi, ed è senza soluzioni di continuità con lo Spirito e la Ragione, che è la sostanza per eccellenza; analogamente, la facoltà razionale e spirituale contiene quella corporea. Ne consegue che la Materia è Dio, presso di lui la forma e la potenza di ogni cosa, e che è impensabile quindi intendere il corpo disgiunto dall’anima. Per l’Arcangelo gli Angeli hanno entità razionali, e di conseguenza per Milton ogni cosa razionale non esclude la sua materialità.
Il poema si prefigura quindi come rappresentazione dell’immensa felicità dei sensi innocenti, cioè l’esplicazione dell’Amore assoluto, dono di Dio agli uomini, nell’unione incondizionata dei corpi, quindi nell’unione di Adamo ed Eva. Ma il vero centro attorno cui ruota l’intera vicenda cosmica, paradigma paradossale della condizione umana e del suo destino verso la felicità, non saranno loro due ma l’ingombrante figura dell’angelo decaduto prima della fine dei tempi: Satana. Per Milton le sofferenze di Satana non sono dovute che da una privazione del piacere dei sensi. Essendo di superiore Intelligenza, rappresentando la massima spiritualità, Satana era in rapporto agli altri Angeli il più materializzato, il più concreto, il più vivo. Ma la gioia è sentita davvero solo quando ne siamo parzialmente privati, con un forte senso di doloroso vuoto ogni volta che ci avviciniamo tra l’improbabile e il probabile, tra il possibile e l’impossibile del piacere fisico. Ed il meccanismo di fondo sta proprio in quello di farci vedere ogni piacere attraverso gli occhi di Satana.
Davanti a lui l’Eden si presenta come un mondo piacevole, ma non possiamo coglierne le gioie perché la vicenda sofferta di Satana è macchiata da tumulti ripugnanti, una condizione possibile solo a chi è caduto. Egli si avvicina all’Eden, ma felicità ed infelicità stanno sempre per incontrarsi. L’Eden si presenta come un mondo irraggiungibile, non per incapacità di Satana, ma siamo noi a trovarlo tale: noi procediamo insicuri e disorientati, accompagnati dai versi di Milton, mentre Satana ne è totalmente affascinato, avvolto da una purezza intelligibile.
Dal canto suo, Adamo riconosce che il frutto della conoscenza è malvagio, sintesi di un piacere colto ancor prima del morso, perché propriamente donatogli come parte di sé da Dio, e quello ignoto e ricco di dolorosi misteri appartenente all’Umanità futura. La felicità di Adamo ed Eva rappresenta quello che per noi è pura immaginazione, e la loro ingenua esperienza contiene tutte le nostri illusioni: essi sono ciascuno di noi, sono ciò che noi siamo e che immaginiamo di poter essere.
Satana invece appartiene agli uomini caduti, e il suo desiderio non è mai appagato. Lui è il contrasto umano tra esperienza e innocenza, tra l’Amore e le sue mostruosità. La sua ombra incombe su ogni nostra delizia, egli scruta Adamo ed Eva mentre fanno all’Amore, ed osservandoli ammette con tristezza che in quell’atto vi è Gioia immensa. Ma una gioia del tutto particolare, perché bagnata dalla Grazia di Dio. Sessualmente impotente perché privato di ogni forma di piacere, apprende invidioso e condannato che l’atto d’Amore appartiene al cielo e non all’inferno, e che il prezzo della lotta contro l’onnipotenza è l’impotenza.
Satana è visto come il vero eroe. Lotta duramente per vincere i suoi dubbi e le sue debolezze, e porta a compimento il suo obiettivo: nonostante sia certo della nostra gioia sessuale, corrompe la specie umana. E lo fa intrecciando Gioia e Dolore, inscenando in questo gioco di riflessi la farsa di Adamo e di Eva, la Riproduzione sarà solo un richiamo a quell’Immortalità oramai persa, lasciando al caso l’esistenza umana che solo dopo la Morte potrà redimersi. Dio e Satana sono deiezioni di un’eterna saggezza, con la differenza che solo uno dei due sembra essere il vero artefice della Storia. Cos’è in fin dei conti il Bene se ci viene precluso definitivamente il Male?