L’odio contro gli ebrei trovò terreno fertile anche nel mondo arabo. Lo storico Jeffrey Herf ha pubblicato, nel 2009, un saggio intitolato ‘Propaganda nazista per il mondo arabo’, da pochi mesi disponibile in traduzione italiana presso l’edizione Altana, con una prefazione dello storico Sergio Romano. Scopo del libro è mettere in evidenza questo fenomeno che è rimasto fuori dalla ricerca storica e dagli schemi classici. E così l’attenzione ricade soprattutto sul Gran Muftī di Gerusalemme, Muhammad Amīn al-Husaynī, che sposò la causa di Hitler inviando nel 1933, a poche settimane dall’ascesa del Führer, un telegramma a Berlino rivolto al Console Generale tedesco a Gerusalemme, nel quale spiegava la sua collaborazione al Terzo Reich. “I musulmani dentro e fuori la Palestina danno il benvenuto al nuovo regime tedesco e si augurano che il sistema di governo fascista e antidemocratico si affermi in altri Paesi”.
Il Muftī era sicuro di quelle che sarebbero state le sue future mosse: a pochi mesi dal telegramma inviato, incontrò segretamente il Console Generale tedesco, Karl Wolff, in una località nei pressi del Mar Morto, per chiedergli di fermare l’emigrazione di ebrei tedeschi in Palestina ed esprimergli il suo consenso al boicottaggio antiebraico in Germania. Mesi dopo, Wolff fu avvicinato dai collaboratori del Muftī che chiedevano il suo ausilio per formare un partito nazionalsocialista in Palestina. Al-Husaynī non si fermò qui, anzi, sempre nel 1933 prese contatti con il Console italiano a Gerusalemme, Mariano De Angelis e, nel 1934, fu invitato da Benito Mussolini ad Asmara, ospite del governatore d’Eritrea. A Mussolini non dispiaceva stringere rapporti con il Congresso islamico mondiale, tant’è che Al-Husaynī ottenne un prestito di 130.000 sterline.
Dal 1936 fino agli anni ’60, il Muftì mantenne i rapporti con François Genoud, personaggio storico famoso per essere soprannominato ‘Il banchiere svizzero di Hitler’. Nel 1937 incontrò il nuovo Console Generale tedesco a Gerusalemme, Hans Döhle, al quale sottolineò nuovamente il suo sostegno alla Germania, ma soprattutto chiese quale fosse il reale aiuto che il Terzo Reich poteva offrire al movimento arabo contro gli ebrei. Inoltre, su questo tema, fu lo stesso Muftì ad inviare un suo agente e un suo personale rappresentante a parlare con i capi nazisti. C’è da dire che fino a quel momento le richieste di Al-Husaynī furono respinte per vari motivi: innanzitutto la Germania non voleva invadere la sfera d’influenza britannica alleandosi con esponenti che volevano combatterla, in seconda ragione i nazisti intendevano proseguire l’immigrazione ebraica in Palestina ed infine, il partito nazista era limitato soltanto ai tedeschi della razza ‘ariana’.
Ma nel 1938 le sue richieste furono esaudite. Da agosto di quell’anno il Gran Muftī di Gerusalemme ricevette aiuti finanziari, carichi di armi e rifornimenti sia dal partito nazista che dall’Italia fascista. E proprio da Berlino il suo ruolo nella politica inter-araba assunse molta importanza. Sotto il suo comando infatti, solo nel 1938, furono assassinati 800 ebrei. Il 28 novembre 1941, Al-Husaynī fu ricevuto ufficialmente da Adolf Hitler a Berlino, città che divenne quartier generale del Muftì il quale visse nella capitale tedesca fino alla fine della guerra.
Nel 1943 fu inviato in Jugoslavia dove reclutò i militanti musulmani bosniaci, tutti inseriti nella tredicesima divisione ‘Handschar’ che fu composta da 21.065 uomini. Tale divisione fu costituita ufficialmente per combattere i partigiani dei Balcani a partire dal febbraio del 1944, ma in realtà fu responsabile dell’assassinio di quasi il 90% degli ebrei in Bosnia. Per quanto concerne l’Olocausto infine, il Gran Muftì di Gerusalemme ha sempre negato la sua conoscenza in merito. Ma nel processo di Norimberga, testimoni hanno raccontato l’esatto contrario. Dieter Wisliceny, vice di Adolf Eichmann, funzionario tedesco, considerato uno dei maggiori responsabili operativi dello sterminio degli ebrei nella Germania nazista, così dichiarò durante il processo per crimini di guerra. “Il Muftī fu uno dei propugnatori dello sterminio sistematico del giudaismo europeo e fu un collaboratore e consigliere di Eichmann e di Himmler nella realizzazione di questo piano. […] Fu uno dei migliori amici di Eichmann e lo incitò costantemente ad accelerare le misure dello sterminio. Ho sentito dirgli che, accompagnato da Eichmann, aveva visitato in incognito le camere a gas di Auschwitz”.
Il 27 gennaio è la ‘Giornata della memoria’ ed è bene sapere ed interessarsi anche ad eventi storici non molto dibattuti, ricordando sempre che ipotizzare la superiorità di una razza sulle altre è cosa da folli…
Siam tutti membri della stessa nazione.