Destandosi un mattino da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò tramutato, nel suo letto, in un enorme insetto. Se ne stava disteso sulla schiena, dura come una corazza, e per poco che alzasse la testa poteva vedersi il ventre abbrunito e convesso, solcato da nervature arcuate sul quale si reggeva a stento la coperta, ormai prossima a scivolare completamente a terra. Sotto i suoi occhi annaspavano impotenti le sue molte zampette, di una sottigliezza desolante se raffrontate alla sua corporatura abituale. “Che cosa mi è accaduto?”, si domandò. Non stava affatto sognando …
Leggere Kafka è spesso simile al camminare in bilico su una fune tesa al di sopra dell’ignoto, da cui è possibile cadere su due diversi versanti interpretativi. Non è solo una sensazione: essa viene provocata dalla presenza nel testo, accanto ad elementi onirici e fantastici, di un mondo impregnato di realtà e denso di particolari fantastici. La Metamorfosi è il racconto più noto dello scrittore boemo Franz Kafka. L’opera è il racconto di un uomo comune, Gregor Samsa, un modesto impiegato che una mattina si sveglia e si accorge di essersi trasformato in un enorme scarafaggio. La prima reazione dell’uomo non è di sgomento, né di meraviglia per il suo nuovo stato, anzi si preoccupa più di andare al lavoro (è commesso viaggiatore) che scoprirsi in quelle condizioni. Nonostante i suoi tentativi di tenere nascosta la sua situazione al resto della famiglia ed al procuratore, questi riescono ad entrare nella stanza. Il terrore che colpisce i suoi famigliari ed il procuratore, tuttavia, li obbliga a richiudere immediatamente la porta, spingendo il povero Gregor dentro la stanza con un bastone. La vista di Gregor in quelle condizioni porta a reazioni di orrore in tutti loro (la madre sviene, il padre piange ed il procuratore ha un gesto d’orrore).
Il capitolo I è interamente dedicato al suo passato. Il lavoro è abitudinario e angosciante; ha continuamente paura di fare tardi; c’è una sorta di terrore nell’ufficio in cui lavora. Ben presto perderà l’uso della parola, e si assiste durante il corso del racconto al cambiamento dei suoi sensi. I tentativi da parte della sorella di nutrirlo cozzano contro le sue nuove esigenze d’animale, nutrendosi solo di rifiuti e avanzi da tavola. I cibi freschi gli danno il voltastomaco, compreso il formaggio, unico alimento che lo lega alla sua precedente vita da uomo.
Altro cambiamento è il senso dello spazio. La stanza così alta gli incute timore. La sorella decide di facilitare i suoi spostamenti da insetto togliendo alcuni mobili per lui oramai del tutto inutili. Inizia inoltre a non sentire più gli odori, mentre la sorella non riesce invece a sopportare la puzza nella sua stanza.
Nel terzo capitolo, infine, i suoi sentimenti cambiano definitivamente. Egli che aveva avuto fin’ora un certo pudore nel mostrarsi agli altri, una sera, attirato dal suono di un violino, entra nel salotto mettendo in panico tre pensionati, incutendo il terrore. La sua famiglia, che ha finora vissuto grazie a lui, riesce invece a sistemarsi e migliorare: il padre, che prima era sempre seduto in poltrona, ha trovato un lavoro; la madre timorosa e malata di asma prende a fare dei lavori di cucito; la sorella, sempre vista come una bambina da mantenere agli studi, acquista personalità ed emancipazione, trova un lavoro e di sera cerca di finire la preparazione agli esami. Il padre, alla fine di ogni capitolo, compie un’azione decisiva. Nel capitolo I, ricaccia Gregor nella sua stanza ferendolo con una scopa; nel capitolo II, gli lancia delle mele addosso; nel conclusivo, prende atto della morte del figlio come una bella notizia.
Kafka usa un linguaggio molto semplice, pochi aggettivi, poche costruzioni. Il personaggio di Gregor vuole essere, a una prima lettura, la rappresentazione di una difficile ed alienata comunicabilità tra lui e la sua famiglia. Ad una più profonda, invece, l’alienazione, l’angoscia che accomuna gli uomini ai confini del tessuto sociale, ingabbiati in un ingranaggio che assoggetta in modo pervasivo, si percepisce la lontananza incolmabile dell’individuo, solo e impotente, dal mondo. Muore lasciandosi morire, perché rifiuta il cibo. Simboleggia una mancanza di autostima e difficoltà a rappresentarsi nella vita reale. Nella lettera al padre egli dirà: “Io ero sempre nella vergogna”. Usa la preposizione come se la vergogna fosse un luogo. La metamorfosi è un rispecchiare quella che si presume sia l’opinione degli altri su di sé. E’ la rievocazione di uno stato psicologico. Egli sente un’inadeguatezza che si risolve solo ritirandosi definitivamente, sublimandosi nella tragedia. Metafora della finitezza dell’essere umano.