Quando chiediamo a Piera se è disponibile per l’intervista, una frase scherzosa ci fa capire subito chi ci troviamo davanti. In verità c’è solo lo schermo di un computer, ma il brio e la leggerezza che emanano certe parole annullano le distanze. Ci è sembrato proprio di fare due chiacchiere seduti al tavolino di un bar.
“Sono a corto di caffè, ma abbastanza sveglia!”- risponde. Piera ha 53 anni e vive vicino Sorrento. I suoi cinque libri preferiti Dona Flor e i suoi due mariti, tutto Harry Potter, “per il quale ho tenuto anche alcune conversazioni nel carcere femminile”, Donne che corrono coi lupi, Biglietto scaduto di Romain Gary e… “un libro di editoria minore che è estremamente pregno di significato per me”. Avremmo potuto lasciare il mistero, rendere l’articolo più interessante, ma si sarebbe persa un’occasione: quella di dare voce per una volta a chi di voce non ne ha. Quando sollecitiamo Piera con questa motivazione lei cede subito: “Giannini Editore, La fabbrica felice, autore Rossano Astarita”. “Parla della costruzione della fabbrica Olivetti a Pozzuoli” ci dice.
Il suo scrittore preferito in questo momento è Antonio Manzini, mentre al di fuori del Bel Paese tutti i sudamericani in genere. Di libri che proprio non ce l’ha fatta a finire ne ha a bizzeffe. Tra titoli e autori: Stoner, Némirovsky, Olive Kitteridge, i romanzi russi in genere…. “ho finito solo Le Notti bianche, ma in compenso da ragazza mi sono sciroppata tutto Arcipelago Gulag, per studio. Forse ciò mi ha vaccinata!” Il primo in assoluto è stato Bambi, mentre adesso ne sta leggendo due sullo stesso argomento: Jung e la sincronicità. Come si cambia, cantava Mannoia!
All’inizio abbiamo detto, abbiamo fatto capire che Piera gioca, che ti mette a tuo agio. La conferma ci viene quando le chiediamo di sforzarsi. Un momento, che avete capito? Le chiediamo di sforzarsi di trovare una controindicazione alla lettura. Sì, perché proprio non ci riesce. “Malattie al bulbo oculare!” e il colpo è sferrato! Poi il discorso riprende serio e si parla di limiti, non di Paolo, (il discorso riprende serio?), a parte gli scherzi, si parla dei limiti della letteratura. “I libri sono visti dalla gente come un qualcosa di intellettuale, certe volte ridicolo o inutile. Per me semplicemente i libri costano troppo per le mie finanze e il rischio di prendere una buca è alto!”
Vi lasciamo con questa risposta, forse dentro c’è tutta Piera, noi non possiamo far altro che ringraziarla, e per quelli che non sono di Napoli, niente paura, c’è San Google, che tutto sa e a tutto risponde. Anche se non servirebbe affatto, perché ci sono parole che hanno già nel suono tutto il loro significato. “Se non avessi letto ciò che hai letto saresti diversa? E se sì, come?” “Sarei una vrenzola.”