Paola guidava come non aveva mai guidato in vita sua. Nonostante le strade fossero viscide per la neve sciolta, il Pandino 4×4 le divorava come in uno spot televisivo. Le lastre di ghiaccio annidate nelle curve, quelle le evitava per pura fortuna. A novanta all’ora in una notte di gennaio, tutta l’abilità del mondo unita alla tecnologia del pre-Marchionne non sarebbero bastate per salvarsi dal finire contro la massicciata o, peggio, sulla carreggiata opposta.
Per qualche motivo che non aveva capito neppure lei, al momento di fuggire da casa di Renzo e immettersi sulla statale non aveva girato la macchina verso sud, dove nel giro di una trentina di chilometri avrebbe potuto trovare ancora qualche bar aperto. Invece, si era diretta a nord, dove al termine di un lungo di tratto di statale immersa fra i boschi e la montagna, avrebbe fatto il suo ingresso trionfale nel borgo grosso. Il che significava locali alla moda e pieni di turisti, alberghi fuori dalla sua portata, e un piccolo mondo di residenti che conosceva alla perfezione la sua situazione sentimentale. In una parola, tutto ciò che avrebbe dovuto evitare in una situazione come quella.
Il motivo che la fece rallentare prima del rettilineo finale, però, non fu l’eventualità di incontrare qualche vecchia compagna di scuola nel posto sbagliato, né l’avere realizzato che duecento euro in un quattro stelle plus erano un prezzo un po’ troppo alto da pagare per qualche ora di riposo lontano da Renzo. Più semplicemente, furono le ciabatte che portava ai piedi.
Per un attimo la suola delle sue Crocs rosa, resa scivolosa dalla corsa sulla neve dalla porta di casa fino alla macchina, aveva indugiato sul pedale della frizione mentre scalava una marcia. Così, Paola si rese conto di non essersi cambiata di scarpe prima di uscire. E in una serata come quella, la ciliegina sulla torta sarebbe stata farsi vedere in giro in jeans, piumino tre quarti e zoccoli di gomma. Perciò, appena vide comparire sulla destra le luci del bar del distributore ancora aperto, Paola decise che quello era il confine massimo cui poteva arrivare in quelle condizioni. La prossima volta che l’istinto di strangolare Renzo si fosse impadronito di lei e avesse deciso di ignorarlo e di fuggire nella notte per calmare i nervi, si sarebbe ricordata di infilarsi gli anfibi.
“Staccato presto?”
La proprietaria del distributore era una donna sulla sessantina, che dal momento in cui il governo aveva liberalizzato gli orari dei locali aveva deciso di approfittarne più che poteva. Il bello era che in teoria il bar dovevano gestirlo suoi figli, che invece preferivano riempirsi di porcherie in giro per la valle.
“Mi fai una Radler, per favore?”
“Poca gente, nel locale?”
Paola faceva la barista. Era reduce da un turno di otto ore e mezza, da un litigio con il suo uomo e da una corsa di ventisette minuti su un fondo che avrebbe spaventato più di qualche pilota di rally.
“Nora, perché non ti fai i cazzi tuoi?”
Un camionista parcheggiato un paio di sgabelli più in là applaudì annuendo con energia, e la donna diede loro le spalle e cominciò a mescolare birra chiara e limonata.
“Ha un bar anche lei?” chiese l’uomo, senza però avvicinarsi.
Questo piacque a Paola.
“Ho un bar, e un moroso testa di cazzo”.
L’uomo sorrise, e quando lo fece il suo viso si illuminò di una dolcezza che la prese di sorpresa.
“Ecco il perché delle ciabatte” mormorò lui prima di rituffarsi nella sua birra scura.
Poi, proprio mentre Paola si aspettava un’altra domanda, o un’altra battuta, il camionista si girò dall’altra parte e cominciò a guardare fuori dalla vetrata che dava sulla strada.
Nora le sbatté la Radler sul bancone con un mezzo ghigno, e le parole che non pronunciò fecero più male di uno schiaffo. Lo vedi?, le disse senza parlare. Questo è quello che ti toccherà da adesso in poi. Forse cinque anni fa quell’uomo ti avrebbe chiesto il numero di telefono, o avrebbe cercato di portarti a letto anche senza chiedertelo. Forse questo sarebbe potuto succedere addirittura un anno fa. Ma stasera io e te siamo uguali. Per quel camionista non rappresentiamo nulla, se non due vecchie in un bar.
Le lacrime arrivarono senza che Paola se ne sorprendesse. Per questo riuscì a trattenerle agli angoli degli occhi, e a impedire che le scendessero sulle guance.
Finì la sua Radler in pochi sorsi, si ficcò le mani in tasca per cercare gli spiccioli per pagare. Poi, proprio mentre stava per alzarsi e tornare a casa, la porta del bar si aprì.