Cominciamo dagli occhi.
Gli occhi sono quelli che odio di più. Perché hanno mani e denti.
Quando meno te lo aspetti, ti afferrano, ti frugano, ti sbranano, ti cavano fuori i segreti e poi li masticano.
E tu stai lì, nudo, senza più niente dentro. Senza difesa, senza rifugio, nulla in cui nasconderti. Puoi non guardarli ma loro ti svuotano lo stesso.
Hai voglia a metterti cappotti, ad alzarti le sciarpe fino al naso, a calcarti cappelli pesanti, loro, gli occhi, trapassano tutto, non conoscono ostacoli. Vanno dritti al cervello e ti leggono i pensieri.
E sanno.
Non capiscono ma sanno, giudicano, sentenziano.
E condannano.
Sono giudici implacabili, inarrestabili, feroci.
Perfino quando sono morti, continuano a fissarti. Si piantano come spilli e come aghi premono, premono, premono, fino a bucarti l’anima.
Che alla fine si strappa.
Mi pare di sentirla mentre si crepa, fa lo stesso rumore del cotone: snap, snap, snap.
Vedo me stesso che se ne va sollevando un pulviscolo di fibre sottili. Non posso far altro che eliminarli questi occhi.
Bisogna rimuoverli, pestarli, smozzicarli, sminuzzarli, sbriciolarli, triturarli.
Fino a ridurli in poltiglia.
E ora il cervello.
Il cervello è un bastardo, padre di bastardi.
È dentro di lui che i miei pensieri, quelli che quegli occhi mi hanno rapito, hanno cessato di essere miei. Lui li ha digeriti ed elaborati, li ha accoppiati e infine ha figliato altri pensieri in una catena senza fine.
È qui che l’anima mia, è stata tenuta prigioniera, è in questo luogo che alla fine lei ha ceduto e si è concessa fino a partorire riflessioni maligne.
Ma sono sicuro che lo spirito ultimo, che la mia essenza più intima è ancora qui che mi chiama, mi reclama, m’invoca.
Qui, tra queste pieghe grigie ancora si annida, impavida.
Serve far presto però. prima che tutto deperisca irrimediabilmente.
Che goccioli via, che scivoli nella fogna.
Che sia bevuto dagli insetti di questo vicolo di periferia.
Sto arrivando anima mia, non disperare.
Occorre squarciare, spaccare, fendere, lacerare, affettare, tagliare.
Null’altro che questo per liberare lo spirito, per essere uno. Di nuovo.
Del resto non m’interessa, è solo carne, buona per i topi.
E poi sento arrivare altri occhi.