E il cuore mi va in pezzi, certo, in ogni momento di ogni giorno, in più pezzi di quanti compongano il mio cuore, non mi ero mai considerato di poche parole, tanto meno taciturno, anzi non avevo proprio mai pensato a tante cose, ed è cambiato tutto, la distanza che si è incuneata fra me e la mia felicità non era il mondo, non erano le bombe e le case in fiamme, ero io, il mio pensiero, il cancro di non lasciare mai la presa, l’ignoranza è forse una benedizione, non lo so, ma a pensare si soffre tanto, e ditemi, a cosa mi è servito pensare, in che grandioso luogo mi ha condotto il pensiero? Io penso, penso, penso, pensando sono uscito dalla felicità un milione di volte, e mai una volta che vi sia entrato
Nel 2005 Jonathan Safran Foer pubblica il suo romanzo “Molto forte, incredibilmente vicino” la storia di un ragazzino di nove anni, Oskar Schell, che nelle strade di una New York post-attentato cerca di ritrovare suo padre, non fisicamente dal momento che il genitore è stata una delle vittime dell’11 settembre 2001, ma di un segreto, una chiave che lasciata dal padre cela un messaggio.
L’America dilaniata dal dolore e dalla rabbia e la storia di un ragazzino si fondono nelle pagine di questo libro che riesce a romanzare la tragedia, ad offrire al lettore un nuovo punto di vista, più personale, dell’attacco alle Torri Gemelle. Oskar ha perso il padre ma ha una chiave, una chiave che aprirà qualcosa, una chiave che diventa il modo per tamponare il dolore della perdita, una missione da portare a termine. Tutto il libro procede con un tono altalenante tra il dramma e la curiosità di un bimbo considerato alquanto strano, vista la sua passione per la magia. Tra lettere ai nonni, ricordi e una voglia di sapere, Oskar porta avanti il suo piano, tra le vie di una città tanto grande per chi ha solo nove anni, uno zaino in spalla e una macchina fotografica per immortalare ciò che vede. Oskar osserva e noi lettori con lui, attraverso i suoi occhi, sentiamo attraverso il suo cuore e la sua mente nella quale riecheggia ancora quel messaggio del padre “è tutto sotto controllo” quando in realtà stava morendo, in uno di quei due grattacieli, nel cuore della città.
Ho letto che è stata la carta a tenere acceso l’incendio nelle torri. Tutti quei quaderni, le risme di fogli per fotocopie, le stampate delle e-mail, le foto dei figli, i libri, i dollari nel portafogli, e i documenti negli archivi… Erano combustibile. Forse se vivessimo in una società senza carta… papà sarebbe ancora vivo.”
Capace di emozionare, far riflettere e ancorare l’America ad una nuova speranza, Oskar, è diventato simbolo di una nuova fase; la sua voglia di sapere ha superato la rabbia e l’angoscia per quanto accaduto e la sua chiave, può diventare la chiave di tutti…