I complicati, i sorpassati, i meravigliosi anni sessanta!
I giovani, protagonisti assoluti, fiutano un futuro di incertezze e cercano nella protesta collettiva una soluzione verso un mondo migliore. Alla beat generation si affianca il movimento Hippie, i famosi “figli dei fiori”. La contestazione trova soprattutto nella musica un canale di diffusione importante, sicuramente più incisivo della letteratura o di altre forme d’arte. Alla musica beat si affianca il rock, che ben interpreta il senso di inquietudine, protesta e ribellione dell’epoca.
Sono gli anni dei Fab Four, i quattro giovani di Liverpool, di Jimi Hendrix, dei Pink Floyd, di Janis Joplin, Eric Clapton, Bob Dylan e tantissimi altri.
E proprio a partire dagli anni sessanta, si sviluppa e diffonde una nuova figura: la Groupie. Con il termine si indicano tutte quelle ragazze che accompagnano le rockstar durante i loro tour, assecondandone volentieri ogni tipo di desiderio e sregolatezza. Attratte dall’estro, dalla musica, dal carisma dei loro idoli, le groupies sono disposte a tutto pur di diventare le “reginette del backstage”, di conquistare un posto nel mondo attraente e ribelle del Rock. Continuando a venerare la “santa trinità dell’adolescenza”, sesso, droga e rock‘n’roll, musicisti e groupies cercavano, soprattutto in quegli anni, di spingersi oltre i limiti dell’imposto, oltre il corpo, alla caccia di veri e propri viaggi extraumani.
Molto presto, le groupies divennero un fenomeno sociale, come Pamela Des Barres (incoronata prima vera groupie della storia), Bebe Buell (amante, tra gli altri, di Steven Tyler. Dalla loro unione è nata Liv) e Jenny Fabian, che nel ’69 pubblicò il libro “Groupie”, un romanzo autobiografico (scritto con Johnny Byrne) sulle sue avventure di starfucker (così le chiamavano i Rolling Stones nella loro canzone «Star Star»). Il libro, bibbia di una generazione, uscito anche in Italia, raccoglie -dietro nomi inventati- le storie dei Pink Floyd e Syd Barrett, Jimi Hendrix, l’ ex Police Andy Summers, i Soft Machine, i New Animals ecc. Jenny, che nel libro è Katie, racconta nei primi capitoli di Ben, che scopriamo poi essere il “diamante impazzito” dei Pink Floyd. Successivamente, la Fabian ricorda: «Una persona cupa e senza regole. Syd era il creatore visionario della prima autentica musica scatenata dagli acidi. Sapevamo che c’era un mondo migliore di quello grigio che ci circondava. I suoni dei Pink Floyd sembravano arrivare da lontano, da un paradiso cosmico; in quegli anni erano il migliore gruppo underground, erano la “nostra” band, prima che il mondo si impossessasse di loro». Altra relazione importante, quella con l’allora semi sconosciuto Andy Summers. E da lì, una successione di relazioni con rockstar, un’immersione totale nel mondo psichedelico di quegli anni, raccontata dall’interno.
Nessun capolavoro della letteratura novecentesca, ma uno spaccato interessante per capire il fenomeno di un’epoca. Donne che in qualche modo volevano esserci, imprimersi nella storia. Donne emancipate, donne sicure; insieme, donne e uomini pieni di ideali, di arte, di musica e di poesia, che utilizzavano droghe per esplorare nuove sensazioni, nuovi mondi da esprimere con le loro forme artistiche. Da Andy Warhol ai Jefferson Airplane, dai seguaci di Kerouac e di Ginsberg, dal genio di Jimi Hendrix alla poesia di Jim Morrison.
In una recente intervista, alla domanda “esistono ancora le groupie?”, Jenny Fabian ha risposto:
Sopravvivono in tutte quelle (o quelli) che vanno freneticamente a caccia di celebrità. Certo, essere groupie nel modo in cui lo eravamo noi negli anni Sessanta e per tutti i Settanta era ben altra cosa. Oggi è scomparso tutto il coraggio e il romanticismo…