Pochi sono i miti, le storie o le leggende che, nel corso dei secoli, hanno goduto di una fortuna pari alla loro. Tristano e Isotta, due nomi e centinaia di interpretazioni e rivisitazioni in tutti i campi dell’arte, dalla letteratura alla pittura, dalla musica al teatro. La loro storia rappresenta uno dei miti più famosi nati durante il Medioevo e il romanzo forse più celebre di tutta la letteratura cortese.
Nato in ambiente celtico, il mito di Tristano e Isotta viene rielaborato, in prosa e poesia, nelle maggiori lingue romanze. Nel XII secolo molti sono i romanzi che narrano la vicenda dei due amanti, ma la maggior parte di essi sono andati perduti: è questo anche il caso di un’opera che avrebbe scritto Chretien de Troyes. Frammenti in antico francese del più antico romanzo, detto della “versione comune”, portano la firma di Beroul e sono datati 1170. Di poco successiva è la versione di Tommaso d’Inghilterra, che viene poi tradotta in area tedesca da Goffredo di Strasburgo. Impossibile elencare tutte le opere che, esplicitamente o implicitamente, hanno trattato il tema o preso spunto da questo mito: tante, tantissime le influenze nell’universo della letteratura, dell’arte, della musica e del cinema. Proprio a questo campo appartiene l’ultima rilettura, in ordine cronologico, della celebre storia d’amore, portata sul grande schermo nel 2006 dal regista statunitense Kevin Reynolds con il suo Tristano e Isotta.
Perché tanto rumore, ci si potrebbe giustamente chiedere. Perché la storia di Tristano e Isotta coinvolge, entusiasma ed emoziona; perché, anche non conoscendo i particolari della vicenda, in tanti sanno che la loro è la prima storia d’amore passionale ed ostacolata dalle convenzioni sociali, che trionfa infine nella morte, unica via d’uscita, estrema sublimazione del sentimento. Tristano e Isotta sono i progenitori, in un certo senso, di Paolo e Francesca, così come di Romeo e Giulietta. È Isotta a possedere il non trascurabile privilegio di aver introdotto un tipo nuovo nella letteratura amorosa: la moglie-amante, che vive il dramma dell’adulterio in quelle forme che, sostanzialmente, sono rimaste immutate nel tempo; la donna combattuta fra l’amore-passione, trasgressivo e fatalmente proteso alla morte, e l’amore nuziale, ripettoso invece della norma e della tradizione.
Tra le tante rivisitazioni del mito, un posto a sè stante occupa il dramma musicale di Richard Wagner Tristan und Isolde. Capolavoro del Romanticismo tedesco e pilastro della concezione moderna della musica (per il suo uso del tutto innovativo dell’armonia tonale), esso fu composto tra il 1857 e il 1859 e portato sulla scena per la prima rappresentazione il 10 giugno 1865 al Teatro Nazionale di Monaco. Il dramma di Wagner è un’opera davvero poderosa, che non ha mancato di suscitare polemiche tra gli addetti ai lavori. Ma, certamente, il compositore e librettista tedesco è riuscito a cogliere, meglio di chiunque altro, l’essenza del “dramma” di Tristano e Isotta. Il tutto poggia sulle solide basi della concezione wagneriana dell’arte: un’arte che si associa a tanti aspetti dell’esoterismo e che risente della filosofia di Shopenhauer e Nietzsche. In Wagner fondamentale è la concezione del dramma come elemento di introspezione; la vicenda è innanzitutto mentale, tutte le azioni si svolgono “dentro” i personaggi e quelle esteriori risultano, così, necessaria conseguenza di ciò che avviene dentro. Come è stato acutamente messo in luce dalla critica, i soggetti, in gran parte desunti dall’antica mitologia nordica, non si limitano ad interpretare teatralmente qualcosa; essi sono quella cosa, così come Tristano e Isotta sono realmente Tristano e Isotta e non una finzione scenica. I personaggi di Wagner vanno alla ricerca di un mondo perduto e felice: un tema tipicamente romantico, che ben si presta alla triste vicenda dei due amanti che sublimano il loro amore con il sigillo della morte, trovando l’eterna felicità. Splendida, nel dramma, la contrapposizione tra il giorno e la notte, con l’elogio di Tristano proprio della notte, il regno della morte e della sincerità, contro il giorno menzognero.
Il poeta Holderlin, insieme ad altri illustri rappresentanti del Romanticismo tedesco, aveva parlato della “grande missione” della Germania, considerata, per la sua posizione al centro dell’Europa, come il “cuore sacro” dei popoli, forse rappresentato proprio dall’amore di Tristano e Isotta, il cui autore certamente ha risentito di un particolare clima culturale. Solo un tedesco DOC come Wagner poteva caricare il mito di un pathos emozionale così forte da indurre addirittura all’estasi il re di Baviera Ludwig II, il quale, dopo aver assistito alla rappresentazione del dramma, vagò a cavallo per la foresta fino alle prime luci dell’alba, in preda ad una forte emozione.
Ma la strumentalizzazione storica è dietro l’angolo. Una cinquantina di anni dopo la sua morte, Wagner sarebbe divenuto il sostrato ideologico al servizio del nazismo di Adolf Hitler.