La popolazione di un villaggio solitario nella foresta, spende le proprie energie per risolvere un mistero: una fune sbuca dal limitare del bosco e nessuno ne sa niente. Gli uomini più giovani e i contadini si avventurano nel fitto sottobosco carichi di aspettative e armati di entusiasmo alla ricerca di risposte. Promettono di tornare entro sera, ma la curiosità li incalza e li incoraggia ad addentrarsi sempre più all’interno delle tenebre, proseguendo incuranti di chi aspetta il loro ritorno. L’impresa per gli abitanti del villaggio è di una solenne importanza, racconteranno fino alla fine dei loro giorni questa avventura verso l’ignoto. Però non tutto va per il verso giusto: Ulrich, il primo che ha tentato una ricognizione, è stato ferito da un cinghiale e resta immobilizzato. Bernhardt e Alfred si staccano presto dal gruppo per tornare a casa incontrando più difficoltà del previsto. Gli altri camminano per giorni e giorni senza trovare un solo indizio per risolvere l’enigma. Le donne cessano di attendere il loro ritorno e decidono di dedicarsi al raccolto in assenza di chi ne era responsabile. Ma come una punizione dall’alto, la grandine e la pioggia battente fanno la loro comparsa sulle terre ricche di frumento, distruggendo tutto una volta per tutte. Gli uomini nel frattempo proseguono imperterriti e si imbattono in un villaggio abbandonato e corroso dal tempo. La soggezione che provano inizialmente lascia posto all’avidità: sprezzanti del proprio codice morale saccheggiano le stanze vuote. Grazie al bottino continuano il loro percorso arricchiti e appesantiti, ma non sono più soli nella foresta: l’eco dell’ululare dei lupi soffia sulle loro nuche.
La loro volontà di seguire la fune si fa ogni giorno più disperata. Si pentono, si scoraggiano, si decidono ad affondare gli scarponi nell’umido terreno del bosco verso una meta ignota. Come un’ossessione incontenibile i contadini seguono ciechi il loro tragitto senza senso e senza arrivo. Come si può ben prevedere dalle premesse iniziali, la storia non giunge ad una chiara conclusione. Delle donne e degli anziani sappiamo solo che hanno abbandonato le loro dimore e che hanno definitivamente accantonato la speranza di rivedere gli uomini affiorare dal folto del bosco. Il capo della comitiva ha spinto troppo in là le coscienze degli avventurieri, fino ad inimicarsi il più intollerante di loro. I rapporti sfociano nella violenza e il viaggio subirà un cambiamento di rotta.
Il doppio binario su cui scorrono le due storie parallele delle donne in attesa e degli uomini alla ricerca è avvolto dall’inquietante alone di curiosità innescato dalla fune. Questa corda misteriosa li divide, allontanando i due universi per sempre. Il bisogno di evasione mai esternato degli uomini trova finalmente sfogo nell’inseguimento della corda. Le donne, abbandonate al loro destino, vivono in una silenziosa e perenne angoscia. Nella loro immobilità subiscono un’evoluzione e si sganciano dal pensiero dei mariti, provando ad andare avanti con le proprie forze. Questo romanzo allegorico senza risposte è intriso di magica superstizione senza luogo e senza tempo. La foresta che abbraccia le vite degli abitanti è infinita e senza speranza d’uscita: non esistono confini attraversabili o approdi sicuri aldilà del villaggio, che viene però abbandonato da tutti. L’altro villaggio, incontrato dagli uomini nella foresta, è forse un’anticipazione del destino di tutti loro. La trama del libro è molto semplice e addirittura scarna, il senso del racconto va ricercato in un messaggio nascosto: la descrizione di un mondo che si svuota in nome della curiosità, dell’estraneo, della brama.