«E questo cielo contemporaneo
in alto, tira su la schiena, in alto ma non tanto
questo cielo colore di lamiera
sulla piazza a Sesto a Cinisello alla Bovisa
sopra tutti i tranvieri ai capolinea
non prolunga all’infinito
i fianchi le guglie i grattacieli i capannoni Pirelli
coperti di lamiera?»
Elio Pagliarani nacque a Viserba il 25 maggio 1927 da una famiglia di artigiani; a diciott’anni si trasferì a Milano, dove si inserì nell’ambiente culturale milanese, insieme ai poeti della «linea lombarda». Dopo essersi laureato in Scienze Politiche a Padova, lo scrittore insegnò alle medie e fu redattore dell’«Avanti». Fin da subito Pagliarani fu molto attivo nella prima fase dell’attività della neoavanguardia, facendo parte del Gruppo 63 e partecipando ai Novissimi; collaborò anche a riviste come Officina, Il Menabò, Il Verri e nel 1966 curò l’antologia Manuale di poesia sperimentale.
L’attività poetica di Pagliarani fu influenzata inizialmente dall’ambiente milanese, tanto che nel suo primo libro, Cronache e altre poesie (1954), lo scrittore rappresentò in modo realistico la vita proletaria e piccolo-borghese. Il poemetto La ragazza Carla (1960) si presenta invece come il risultato della sperimentazione letteraria dell’autore: è un’opera narrativa caratterizzata da una grande originalità per l’impiego di determinate scelte linguistiche. Per descrivere lo squallore e la ripetitività della vita della protagonista, infatti, lo scrittore impiega un tono dimesso e lo stile colloquiale della lingua parlata. La sintassi frantumata e i frammenti del linguaggio quotidiano esprimono la solitudine della protagonista e l’alienazione a cui la condanna la monotonia del suo impiego da dattilografa. La frantumazione del linguaggio esprime quindi il disgregarsi della realtà e l’impossibilità di ogni tipo di comunicazione.
Lo sperimentalismo che in quest’opera porta alla creazione della forma «lettera-recitativo» prosegue anche con la raccolta Lezione di fisica e Fecaloro (1968); in essa i testi sono costituiti da versi molto ampi, da una sintassi frammentaria, da termini tratti dal linguaggio quotidiano e invenzioni linguistiche. In questo modo la parola si destreggia in un vortice di contrasti, in un mondo dominato dal denaro; per liberarsi dallo squallore di una simile realtà, il linguaggio si frantuma, tentando un’evasione dal reale che si manifesta come evasione dalla forma. Questo stesso aspetto si trova anche nel secondo romanzo in versi, La ballata di Rudy, pubblicata solo in parte nel 1977 con il titolo di Rosso corpo lingua oro pope papa scienza. Doppio trittico di Nandi. L’opera si presenta come un’insieme di variazioni vocali sulle parole del titolo, generando una vera e propria follia verbale, con associazioni di termini ai limiti dello spazio e della dicibilità. Questo testo costituisce il maggiore esempio di una poesia vocalica, dominata dal gioco linguistico.
Successivamente, le infrazioni alle norme linguistiche sembrano attenuarsi negli Esercizi platonici (1985), mentre riprendono forza negli Epigrammi ferraresi (1987). Lo scrittore si spense a Roma, l’8 marzo 2012.
Ispirandosi ai poeti del Novecento che si rapportarono con la realtà attraverso la comunicazione poetica, Elio Pagliarani crea una poesia vigorosa, che critica e contesta ogni aspetto della vita contemporanea. Per questo motivo, nelle sue opere affrontò sempre temi realistici, dando voce ai protagonisti attraverso la poesia e unendo il ritmo poetico al discorso quotidiano.