Occhi di pietra governano
il mondo; nulla è prudente,
si svela all’ultimo istante
e cautela non teme.
Occhi di grida salassano
statue; le strida sono
un inganno, nulla rimane
del corpo, nemmeno la traccia.
Occhi di fango disinfestano
il mondo; le strade s’incrinano,
la roccia fuoriesce vulcanica,
mentre l’estate s’accresce.
Occhi di bruma sorvegliano
case; famiglie si svegliano
con odore di sperma e caffè:
i sogni rallentano l’estate saliente.
Occhi di fresco mattino; disperano
popoli abbracciati al risveglio,
la luce sospetta un silenzio;
che tutto finisca s’aspetta.
Occhi di pioggia e di vento;
gli alunni corrono in aula,
alcuni rimangono a letto:
la sveglia continua il lamento,
continua, ma non c’è chi la sente;
i miei occhi sono lontani, le palpebre
sigillate serrande, non s’aprono,
squilli non filtrano, è buio.
Tu, io, rimaniamo sorpresi; amiamo
tenerci le tenebre, sospesi qui o
in un altro verso, che sceglieremo.
Insieme tenuti da un improbabile
calcolo, un quoto che non dà resto;
tessuti di un impareggiabile vuoto:
sciami d’aghi saccheggiano altari
dove trionfa letame sapiente.