Annullare o non annullare la parata? Il populismo, questo è il problema. È impazzata una forte polemica dopo il sisma avvenuto in Emilia. L’opinione pubblica preferiva che i soldi che si sarebbero spesi per la parata del 2 giugno, fossero stati destinati ai terremotati della regione colpita. Non si sentiva la necessità di celebrare a tutti i costi la festa della Repubblica. Il punto però, è che tra la demagogia di alcune dichiarazioni di politici e disinformazione dei mass media che hanno solo ampliato la polemica, si è caduti un po’ nella retorica e nel populismo. Sul web la situazione non migliorava. Sui social network sono circolati molti link, foto, ‘stati’ di utenti che dimostravano di non sapere bene la situazione, ma erano in cerca solo di qualche ‘like’ ai propri ‘stati’ scritti in favore delle vittime dell’Emilia. Insomma tanto rumore, come al solito, ma molti non ne sapevano niente e i più non ci hanno capito nulla. Cerchiamo di procedere con ordine.
Il precedente storico c’è. Era il 2 giugno 1976, quando l’Italia era ancora sotto schock per il terremoto del Friuli avvenuto il 6 maggio di quell’anno. L’allora ministro della Difesa, Arnaldo Forlani, optò per l’annullamento della consueta parata del 2 giugno. Questo si leggeva nella nota ufficiale. “La parata militare del 2 giugno, quest’anno, non si svolgerà. Lo ha comunicato il ministro della difesa Arnaldo Forlani, con una nota ufficiale. La decisione è stata presa a seguito della grave sciagura del Friuli e per far sì che i militari e i mezzi di stanza al Nord siano utilizzati per aiutare i terremotati anziché per sfilare a via dei Fori imperiali”. In seguito a tale decisone, il socialista Lelio Basso, inviò una lettera di ringraziamento al ministro Forlani.
Sono personalmente grato al ministro Forlani per avere deciso la sospensione della parata militare del 2 giugno, e naturalmente mi auguro che la sospensione diventi una soppressione. Non avevo mai capito, infatti, perché si dovesse celebrare la festa nazionale del 2 giugno con una parata militare. […] Ma il 2 giugno fu una vittoria politica, la vittoria della coscienza civile e democratica del popolo sulle forze monarchiche e sui loro alleati: il clericalismo, il fascismo, la classe privilegiata. Perché avrebbe dovuto il popolo riconoscersi in quella sfilata di uomini armati e di mezzi militari che non avevano nulla di popolare e costituivano anzi un corpo separato, in netta contrapposizione con lo spirito della democrazia?
Ora, la domanda da porsi è se realmente era possibile annullare quest’ultima parata. La situazione attuale era differente. Il forte sisma che ha colpito l’Emilia è avvenuto il 29 maggio scorso, e per quella data già erano stati spesi alcuni dei soldi per l’organizzazione della festa delle Repubblica. Ne consegue che non si poteva destinare l’intera cifra spesa per la parata a favore dei terremotati. Ciò che però ha perplesso, è che il ministero della Difesa non ha diramato alcun dato ufficiale su quanto è costata effettivamente l’ultima parata, ma vi è solo una stima del ‘Sole24ore’ che ha calcolato un costo che si è aggirato tra i 2,5 e 2,9 milioni di euro. Anche la motivazione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non ha convinto appieno. “Celebreremo sobriamente il 2 giugno in memoria delle vittime perché la Repubblica deve dare conferma della sua vitalità, forza democratica, serenità e fermezza con cui affronta le sfide”. Né tantomeno ha convinto fissare il 4 giugno come giornata di lutto nazionale.
C’è da aggiungere che nella parata i reparti militari hanno sfilato in formazione ridotta e non hanno intonato le marce dei rispettivi corpi passando davanti alla tribuna presidenziale. Non sono sfilati i sistemi d’arma e non c’è nemmeno stata la tradizionale esibizione, alla fine della cerimonia, delle frecce tricolori. Ha colpito, inoltre, il fatto che lo squadrone di 35 corazzieri chiamato a far parte del reparto d’onore sia giunto davanti al palco presidenziale a piedi, per la prima volta nella storia della sfilata del 2 giugno. Ed infine, come annunciato, i reparti hanno sfilato davanti alla tribuna d’onore senza le bande musicali, ma con il passo cadenzato soltanto dal rullo dei tamburi; niente cavalli né tantomeno mezzi armati.
A mio avviso questa festa della Repubblica è stata un po’ forzata. Si avvertiva nell’aria che non c’era nessuna necessità di celebrare tale giornata, e per questo ritengo che questa parata sia stata un’occasione mancata. Un’occasione mancata di avvicinare la politica all’opinione pubblica, la quale sente sempre più lontana la prima e si è giunti in una situazione storica dove sembra che il popolo non venga più ascoltato. Un’occasione mancata per onorare in maniera seria le vittime del sisma. Donare parte dei soldi della parata, quelli cioè non ancora investiti, ai terremotati e dichiarare l’annullamento della celebrazione, data la situazione in Emilia, avrebbe reso questo 2 giugno ricco di contenuti e si sarebbe scritta una pagina storica della nostra storia italiana.
Mi ritornano in mente però le parole di Lelio Basso, e rifletto che quella del 2 giugno fu una vittoria ideologica e non militare. Perché dunque, il popolo italiano dovrebbe riconoscersi “In quella sfilata di uomini armati e di mezzi militari che non avevano nulla di popolare e costituivano anzi un corpo separato, in netta contrapposizione con lo spirito della democrazia?”. Già… bell’interrogativo.