Una lista infinita. . Non erano poche le cose da fare. Aveva l’abitudine di indicarle con una biro nera, ma decise di usare un pennarello rosso: sul tappo era disegnata la Torre Eiffel. Quel pennarello era stato un regalo di Caroline. Mario in un’ora riuscì a stabilire in maniera minuziosa cosa ne sarebbe stato del giorno dopo e forse della sua esistenza. In quell’ora, come di consueto, non alzò mai lo sguardo dal foglio, i suoi occhi, i suoi muscoli facciali, il suo corpo sembravano risucchiati dalla foga di quella lunga lista, una lista infinita di cose da fare al più presto, subito, il mattino dopo. Una lista che forse poteva cambiargli la vita. Mario riempiva il foglio riga per riga con una determinazione vicina alla felicità. Come sempre preferì farlo all’ora del tramonto quando, non abbastanza sbronzo, era ancora lucido per ricordare a se stesso cosa avrebbe dovuto fare il mattino successivo. Finalmente alzò lo sguardo dal foglio, lasciò la scrivania, aprì un’altra bottiglia e si versò il settimo whisky della giornata. Fuori pioveva, l’insegna dell’Hotel Milano era coperta da fiotti di acqua. E se domani avesse continuato a piovere in quella maniera? La batteria della sua vecchia auto avrebbe retto davanti a tutta quell’acqua? L’apprensione per il maltempo lo sfiorò per un attimo. Mario si strinse nella giacca da camera infeltrita, bevve un altro sorso di whisky e sorrise. Nulla avrebbe potuto frenarlo nella realizzazione dei suoi propositi, neanche la tormenta di neve più spaventosa della storia dell’umanità. Quella vecchia carcassa può andarsene anche al diavolo-pensò- prenderò un taxi. Con un senso di magnanimità che non provava da tempo si avvicinò di nuovo alla scrivania e diede uno sguardo alla lista. Prima di tutto doveva trovarsi un lavoro. Mario avrebbe voluto diventare un produttore di whisky, un whisky di lusso con il suo nome sull’etichetta. Era certo che l’indomani avrebbe trovato qualcuno disposto ad aiutarlo. Aveva le idee chiare su chi poteva essere il suo socio. Ma mentre immaginava il colore della bottiglia si accorse che l’indomani era domenica. Questo gli complicava le cose. Bevve un altro sorso e decise di passare al secondo punto della lista: comprare un ombrello. Era un mese che non si vedeva un raggio di sole e le nuvole non sembravano dare segni di cedimento. Di quella carogna della sua auto non c’era da fidarsi e tanto meno dei taxi, non si vedevano mai da quelle parti. Mario sarebbe stato costretto ad andare in giro a piedi e l’ ombrello era l’unica soluzione. Certamente anche l’indomani sarebbe piovuto e il punto era che il negozio di ombrelli era a due isolati e più da casa sua (solo là e in nessun altro posto conveniva comperare ombrelli). Le difficoltà non sembravano dargli scampo, domani mattina la pioggia l’avrebbe reso uno straccio, la giornata si prospettava peggiore di ieri. Mario iniziò a sentire una certa amarezza insinuarsi dentro di sé. Si tolse la giacca da camera, iniziava ad avere caldo, guardò fuori: una donna con un impermeabile rosso era entrata all’ Hotel Milano, pensò che anche Caroline potesse avere lo stesso impermeabile. Mario sentì un groppo alla gola, inspirò e espirò profondamente: la terza da cosa fare era decidere se concederle il divorzio. Tornò alla scrivania si morse le labbra prima di riempirsi un altro bicchiere. Era ora che le cose cambiassero, prima di mettersi a produrre whisky doveva parlare con Caroline. Si morse di nuovo il labbro violentemente, sentì un leggero bruciore: si era procurato un piccolo taglio. Mario posò ancora gli occhi sulla lista: il quarto punto di quel programma era decidere di divorziare da Caroline, anche il quinto punto e il sesto e il settimo e il ventesimo. Iniziò a tremare, bevve un altro sorso e andò di nuovo alla finestra. Si accese la luce in una stanza dell’Hotel Milano. E se Caroline era là, a letto con qualcuno? Lo assalì un senso di nausea. Il bicchiere che aveva fra le mani finì per terra, tornò verso la scrivania, il rumore delle sue ciabatte sui vetri gli provocò i brividi. . Qual era l’ultima cosa da fare? La stessa del quarto punto di quella specie di promemoria. Chiedere il divorzio a Caroline. Doveva decidersi, non poteva star chiuso in quel buco per sempre ad aspettare che qualcosa cambiasse. Certo se avesse trovato un lavoro, anche un lavoro qualsiasi, magari le cose potevano cambiare, poteva riprendersi sua moglie. Ma fuori continuava a piovere e Mario era troppo stanco e ubriaco per decidersi. Domani all’ora del tramonto avrebbe stabilito cosa fare, avrebbe scritto una nuova lista. Ci avrebbe messo più determinazione di oggi. Le cose sarebbero andate diversamente. Ne era certo. Si versò un altro whisky.