La società è uno strano animale selvatico facile da domare, i suoi pensieri e le sue azioni, infatti, sono condizionate da standard qualitativi che di volta in volta vengono modificati in base alla moda del momento. In ognuno di noi, almeno in un frangente non ben precisato della nostra esistenza, ci sarà stata la folgore del disadattamento, quando, straniati, ci siamo guardati intorno e abbiamo cominciato a dubitare che la nostra vita fosse davvero quella che stavamo vivendo, poiché, smarriti guardavamo nella vita di quelli che perdono, di quelli tutti uguali che seguono come automi i passi preimpostati dal grande cervello sociale e ne eravamo disgustati, finendo poi per ricaderci a nostra volta, di nuovo, accoppiandoci gli uni con gli altri nella danza del tempo di quell’animale selvatico.
Ci sono vite, persone che invece, da sempre, procedono nell’ombra, sotto il peso dell’indifferenza. Coloro che si celano a noi sono però dei numeri uno e Mattias fa parte di quella schiera. Mattias è un ragazzo norvegese che ha scelto di diventare giardiniere, ha scelto una vita tranquilla con una ragazza carina, un idolo che sarà sempre secondo a qualcuno, di cui probabilmente nessuno ricorderà il nome, Edwin Buzz Aldrin, il secondo pilota ad atterrare sulla luna. Ma i castelli che ci costruiamo nei sogni sono destinati a svanire nel soffio del vento. Un mattino così la vita di Mattias viene sconvolta, il negozio fallisce, la fidanzata lo lascia e lui si ritrova a rimettersi in piedi con l’aiuto dell’amico Jørn, leader di un gruppo rock, che vorrebbe spronarlo a valorizzare il dono più grande che ha: la sua voce. Ma Mattias non è ancora pronto per diventar adulto, egli deve discendere nelle viscere di se stesso, risolvere i problemi che lo tengono in ombra, le malinconie che lo affliggono nel profondo. Tutto questo accadrà una notte in cui il protagonista di questa selvatica natura norvegese, si ritroverà sul ciglio di una strada con molti soldi in tasca ma nessun ricordo nella testa. Uno psichiatra guiderà in suo percorso e alla fine dopo il buio s’intravedrà forse la fine di Buzz Aldrin.
Ci sono alcuni libri che ad ogni sfogliare di pagina tagliano la superficie della nostra pelle fino ad arrivare al cuore, pulsante e mesto nel leggere delle disavventure di un uomo vissuto sotto al podio della vita senza avere il coraggio di esporsi ai riflettori, perché se ci si espone si è inermi e indifesi. Quello che colpisce del libro è soprattutto la descrizione della vegetazione rigogliosa dei paesaggi nordici che lascia sempre un retrogusto di favola. Lo scrittore Johnan Harstad è giovane e guarda la vita da un’angolatura particolare che smorza le figure e lascia che si descrivano da sole attraverso una sintassi dura, complessa, a volte sibillina.
Un libro da tenere sul proprio cuore, questo, specie per persone che, come noi lettori, hanno la testa sempre più nel profumo delle pagine che sul pentagramma della vita.