Un racconto di storia e fantasia, speranza e immaginazione. Il piccolo volume che Alessandro Baricco ha deciso di regalare ai propri fans, a pochi mesi dall’uscita di Mr Gwyn (Feltrinelli, 2011), è questo e tanto altro ancora, o forse no. Forse questa volta lo scrittore piemontese ha voluto regalare a se stesso un libro, mettendosi alla prova, realizzando uno spin-off (se volessimo usare un gergo da serial addicted), una storia non del tutto nuova, un racconto simbolico.
“Tre volte all’alba” nasce da un riferimento all’interno proprio di Mr Gwyn, è infatti il nome di un romanzo citato nello stesso:
“Nell’ultimo romanzo che ho scritto, Mr Gwyn, si accenna, a un certo punto, a un piccolo libro scritto da un angloindiano, Akash Narayan, e intitolato Tre volte all’alba. Si tratta naturalmente di un libro immaginario, ma nelle immaginarie vicende là raccontate esso riveste un ruolo tutt’altro che secondario. Il fatto è che mentre scrivevo quelle pagine mi è venuta voglia di scrivere anche quel piccolo libro, un po’ per dare un lieve e lontano sequel a Mr Gwyn e un po’ per il piacere puro di inseguire una certa idea che avevo in testa […]”
Sembrerebbe dunque un’assoluta sperimentazione post-creatività, che ben riesce a distaccarsi dal precedente romanzo, pur essendo nata da una sua costola. Una creazione che si stanzia tra l’assurdo e il fantastico. Tre capitoli, tre storie, due personaggi, un solo luogo. Si incontreranno per tre volte, ma ogni volta sarà l’unica, e la prima, e l’ultima. Tre momenti diversi, tre spazi e tempi, ecco l’assurdo, o forse la realtà, una realtà che non sempre si sviluppa lungo una linea diritta, ma che può invece diramarsi in percorsi diversi, non necessariamente unici. Un modo per dimostrare che la relatività di Einstein circa il tempo e lo spazio non è poi così lontana da noi; non sono necessarie dunque nozioni di fisica quantistica per comprendere Baricco e il suo romanzo, forse solo un pizzico di malinconia e la capacità di non guardare la vita come un fermo immagine.
Come l’alba che diventa la terza protagonista, caricata di significati nostalgici e speranzosi allo stesso tempo; ritorna l’intimità del vecchio Baricco, in cui una luce nuova può portare ad un faccia a faccia con se stessi per ritornare poi al mondo.
Introspezione e riflessione, questo ciò che i lettori riconoscono in Baricco, anche qui, nell’ennesimo romanzo di successo dell’autore (balzato al terzo posto nella classifica dei libri più venduti in Italia, a una settimana dalla sua uscita) che, so già, farà storcere il naso a qualcuno.
Non manca neanche il mare che stavolta ha un cameo nel finale dell’ultimo racconto, forse meno azzeccato del solito, magari forzato addirittura. Come le ultime pagine che non tengono il ritmo delle precedenti e ne dimezzano il lavoro.
Da leggere una sera, e rileggere, con calma, per assorbirne le parole sempre dirette ma mai immediate.