1880. Guy de Maupassant scrive uno dei suoi capolavori, un racconto che è una grande lezione di scrittura e un’attenta riflessione sulla miseria e sulla debolezza umana: “Boule de Suid” ( tradotto in italiano Palla di Sego ). L’opera nasce da una richiesta di Zola, che propone agli scrittori del suo gruppo di elaborare un racconto sull’invasione prussiana a Parigi. Le novelle ( tra cui quella dello stesso Zola ), sono confluite nella raccolta “Soirées de Médan”.
Il racconto narra la storia di dieci persone in fuga da Rouen, invasa dai prussiani, su una carrozza diretta a Dieppe: tre coppie di coniugi – specchio di diverse classi sociali ( commercianti, ricchi borghesi, nobili ) -, un rivoluzionario repubblicano, due suore e una procace prostituta, “Palla di sego”, inizialmente, mal tollerata e disprezzata dal gruppo.
In seguito a una forte nevicata, tuttavia, la carrozza è costretta a procedere a rilento e l’unica che ha con sé cose da bere e da mangiare è proprio la ragazza, mentre gli altri sono presi dalla fame. L’uno dopo l’altro, pur di nutrirsi, passano sopra le proprie convinzioni e i propri pregiudizi e si servono senza vergogna dal cesto in cui Palla di sego aveva le sue provviste.
In seguito, la protagonista torna in primo piano: la diligenza viene arrestata da un ufficiale prussiano che minaccia di non lasciar ripartire nessuno se Palla di sego non gli avesse concesso le sue grazie. Pur avendole concesse già a molti, la ragazza rifiuta sdegnata, animata da un vivo e reale spirito patriottico. Inizialmente appoggiata dai suoi compagni d’avventura, con il passare dei giorni, di fronte alla prospettiva di veder interrotto il loro tragitto, i viaggiatori rimproverano a Palla di sego di star nuocendo a tutti per un suo capriccio e tra varie insistenze e giocando con ricatti morali, la spingono a cedere.
A malincuore e per giovare a tutti, essa accetta. La carrozza può così ripartire; a quel punto, però, i viaggiatori ricominciano a guardare con disprezzo la sciagurata ragazza che si è prostituita per il bene comune, ed ecco che di nuovo Palla di sego torna a essere emarginata quando tutto rientra nella normalità.
Un racconto, in fondo, senza tempo. Uno specchio vivo e reale di quello che succede quotidianamente, della nostra società. L’autore segue con lucidità le speranze, le illusioni e le successive disillusioni della giovane donna. I confini tra il bene e il male ci appaiono ipocriti e insensati; prepotentemente i piccolo borghesi che abitano la carrozza si siedono dalla parte dei buoni e lasciano dal lato opposto una ragazza che per vivere usa il suo corpo, ma che ha energia, ideali e altruismo da vendere. L’iniziale illusione di poter entrare a far parte della schiera dei “giusti” è seguita da una brusca ricaduta, Palla di sego torna a essere una reietta. Eppure il nostro autore lascia parlare i fatti: non è la posizione sociale, il lavoro che troppe volte – per necessità – ci si trova a svolgere…non è il privilegio di nascita, il conto in banca, la casa, gli abiti, gli oggetti…sono altre le cose che qualificano una persona! I cosiddetti “giusti”, spesso, sono più meschini e ipocriti, decisamente più deplorevoli e detestabili di coloro che sono costretti a viaggiare sulla corsia opposta.